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Sei uomini alla ricerca di se stessi, messi davanti al bilancio della propria vita e giudicati impietosamente attraverso gli occhi di un bambino di 11 anni. Mathieu, un paleontologo di ritorno nella sua città natale (Patrick Pineau), Pierre, un professore di scienze in un liceo (Benoît Magimel), Adrien, un giovane tennista professionista in fase autodistruttiva (Arnaud Valois), Joss, un ladro da quattro soldi con ambizioni da Arsenio Lupin (Benoît Poelvoorde), Jean-Louis Bertagnat, il sindaco della città (Jean-Pierre Bacri), Serge, un ausiliario di talassoterapia (Vincent Lindon) e infine Charlie (Ferdinand Martin), il ragazzino di 11 anni che li osserva e li giudica con estrema severità. Questi sei uomini, così diversi per estrazione sociale, stile di vita, cultura, si incontrano, e si scontrano, più volte durante tutto il film, e pur nella loro a volte estrema diversità, hanno qualcosa in comune. Innanzitutto un più o meno evidente stato di insoddisfazione per la propria vita. Tutti stanno rincorrendo un sogno, o cercando di superare i propri rimpianti: il ladro sogna il colpo perfetto, il professore di scuola di tornare alla ricerca sul campo, il tennista adolescente, programmato per vincere, di poter vivere una vita normale, come tutti i ragazzi della sua età, e così via. Tutti sono accomunati poi da una certa dose di pavidità, che impedisce loro di vivere veramente le loro vite, anche negli errori. C’è poi un ottavo protagonista, l’uomo fossilizzato, sulla cui storia vengono poste continue domande, domande in ultima analisi sulla solitudine degli uomini. Uomini soli dunque, anche quando sono in costante relazione con molte altre persone. Nicol Garcia ha realizzato un film in cui sicuramente non sono le metafore o i simboli a mancare, e su tutti il boomerang del giovane Charlie. Come l’antica arma aborigena infatti tutti i personaggi sembrano condannati a tornare a qualcosa. Fondamentali gli sguardi, che in molte scene sostituiscono completamente la parola. La narrazione è però lenta, spesso in maniera quasi insostenibile, pur non mancando momenti di ironia (forse troppo pochi). Una pellicola impegnativa e, probabilmente, per chi e in cerca di un pò di svago, irrimediabilmente noiosa.
Articolo del
18/04/2007 -
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