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Possibile che la morte non ci cancelli completamente? Che rimanga una traccia di noi, un’emozione, un sentimento… Che un filo sottile continui ad unirci alle persone cui abbiamo voluto bene e che non ci sono più? E’ quanto succede ai protagonisti di Ghost Son, il nuovo film di Lamberto Bava (The Torturer, Fantaghirò, La maschera del Demonio), dal 4 maggio nelle sale cinematografiche. Stacey e Mark (Laura Harring e John Hannah) sono innamorati. La loro è la classica storia d’amore che capita una volta nella vita e che dura per sempre. Vivono felicemente nella fattoria sudafricana di Mark, in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, persi in una pianura sconfinata i cui unici confini sono l’alba e il tramonto, e su cui però incombono inquietanti presenze. Poi improvvisamente Mark muore, ma Stacey sente che il grande amore della sua vita è ancora accanto a lei, e la sua convinzione si rafforza sempre più quando scopre di essere incinta. Martin, il bambino che da alla luce, diventa il simbolo del legame ultraterreno tra lei e Mark, il cui spirito però vorrebbe adesso riunire tutta la famiglia… L’idea del film è venuta a Bava alcuni anni fa, dopo aver visto Ghost di Jerry Zucker (1990): “Mi sono chiesto –ha dichiarato il regista- chissà cosa potrebbe accadere dopo?” Peccato che il film non rimanga al livello di quello interpretato da Demi Moore e Patrick Swayze. Decisamente poco originali i dialoghi, dovrebbe essere un thriller, ma in alcuni momenti non si può fare a meno di ridere tanto sono prevedibili le battute. Si vorrebbe parlare della profondità del sentimento dell’amore, perso tra i misteri di una cultura primordiale, cercando in qualche modo di richiamare film come “The Sixth Sense” e “The Others”, ma il risultato è deludente, quando addirittura non grottesco come nella citazione, che veramente sarebbe stato meglio fosse stata risparmiata allo spettatore, del film “L’Esorcista”. Bella la fotografia, con inquadrature davvero suggestive della savana africana.
Articolo del
27/04/2007 -
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