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Diretto da Joel Schumacher ed interpretato magistralmente da Jim Carrey, “Number 23”, è un film che incolla gli occhi allo schermo per tutta la sua durata. Accattivante, elegante, riflessivo, a tratti misterioso. Il protagonista, Walter Sparrow (interpretato da un Jim Carrey che dopo i magnifici e commoventi ruoli in “Man on the Moon” e “The Truman Show”, offre nuovamente conferma delle sue capacità interpretative, di rilievo, efficaci e assolutamente non discutibili), è un tranquillo accalappiacani di provincia, che riceve in regalo per il suo compleanno un romanzo intitolato “The number 23”, “Il numero 23”. Da allora la sua vita non sarà più la stessa: il libro, che Walter non riesce più a smettere di leggere, sembra rispecchiare la sua storia personale con una precisione oscura e inquietante. Ma il romanzo parla anche di un omicidio, e quando il mondo descritto nel libro inizia a prendere vita, Walter teme di essere condannato a commettere lo stesso orrendo crimine. I numeri possono essere così affascinanti da scatenare una vera e propria ossessione psicologica. Il personaggio di Jim Carrey comincia a vedere ovunque il numero 23; più cerca, più le coincidenze si moltiplicano. La moglie Agatha, interpretata da Virginia Madsen, tenta saggiamente di fargli capire che le cose, compresi i numeri, hanno il solo significato che viene loro attribuito; Walter, tuttavia, si sente imprigionato in una terribile spirale di ossessione e paranoia. Impegnato in un doppio ruolo, quello del mite Walter e quello del turbolento detective protagonista del libro. La sceneggiatura dell’esordiente Fernley Phillips è molto ben scritta, efficace e compatta. La storia vede il protagonista avanzare su uno stretto sentiero, sempre in bilico tra sanità mentale e follia, sogno e irrealtà, psicanalisi e introspezione, in cui il mistero del numero 23 rappresenta solo la punta dell’iceberg: la personalità di Walter è complessa, affascinante, inquietante e a tratti inconsapevole. “Questo thriller parla di molte più cose che di un semplice numero, descrive un’ossessione e come essa possa diventare molto distruttiva. ”, dichiara Joel Schumacher, il celeberrimo regista, sulla cresta dell’onda dall’ormai lontano 1985, quando con il suo “St.Elmo’s Fire” fecero un primo e importante passo nel mondo del cinema future star acclamate quali Andie Mc Dowell e Demi Moore, e a cui seguirono inconfutabili successi come “Un giorno di ordinaria follia”(1993), “Barman forever”(’95), “Bad Company”(‘2001), “In linea con l’assassino”(2003), e il deludente “Il fantasma dell’opera”(2004). Continua Schumacher riguardo al film, “Inoltre è una pellicola sul senso di responsabilità. Penso che dovremmo assumerci la responsabilità delle nostre azioni e che, quando evitiamo di farlo, questo possa trasformarsi in una sorta di malattia, un malanno dell’anima che si manifesta in modo fisico”. Geniale la trovata pubblicitaria che ha suscitato le curiosità del grande pubblico, nei confronti del film, non decandando troppo la trama, ma incentrando spot e messaggi sulla valenza simbolica del numero 23, che da sempre affascina appassionati e fanatici della numerologia, soprattutto per il valore attribuito al numero ricavato dall’operazione 2:3, ovvero 0,666, numero del diavolo. Non soltanto un film sull’ossessione per un numero, dunque, ma anche un’attenta analisi dell’animo umano di fronte a scelte importanti e difficili, capaci di cambiare per sempre la vita della persona. Analisi della vita del protagonista, che si trova fruitore, lettore e fulcro di una storia che un po’ alla volta sente sempre più sua, attraverso il ricordo del passato che ritorna incombente nei suoi pensieri ed incubi. Una pellicola intimista ed introspettiva, dove trapelano dubbi mistici ed eterni sull’eterna lotta tra libero arbitrio, razionalità, scelte e destino, e da cui si estrapola l’importanza del valore del ricordo giovanile sulla vita di ognuno da adulto, e di come a volte dimenticare sia possibile nel senso di cancellare eventi e persone che ci hanno turbati, e di come invece scordare sia impossibile, “il tuo peccato ti rincorrerà sempre”.
Articolo del
05/06/2007 -
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