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Per chi ama il mistero e lo indaga fino in fondo, per chi non ha paura, per chi ha voglia di averne: THE RING è un horror studiato apposta per tutti coloro che amano andare oltre la soglia del reale e affrontarne il terrore! Per poi gridare impauriti in una sala cinematografica. Una videocassetta omicida, un telefono che squilla (da cui il titolo del film) per annunciare l’inesorabile ora della morte, l’incubo che sembra avvolgere tutto ciò, fotografie sfuocate senza spiegazioni tecniche: sono gli elementi trainanti di questo film. Fin dalla prima scena è chiaro che il terrore (vissuto dagli stessi spettatori!) sarà il vero protagonista della storia. Il ricorso a temi divenuti oramai topos cinematografici, come il bambino che ha, inspiegabilmente, contatti col sovrannaturale, la tecnologia artefice di morte o la giornalista agguerrita che sfiderà l’oscuro per salvare il proprio figlio, si accompagna ad un abile quanto intrigante incastro, sviando il pericolo della banalità. Già, perché il mosaico di THE RING si compone a poco a poco, incuriosendo notevolmente lo spettatore. Dalla videocassetta si passa in un’isola alla ricerca di una donna morta da tempo, ci si concentra sull’immagine di un albero, si scruta un presunto occhio che appare allo scoccare dell’ultimo attimo della vita ( e non a caso è infatti un occhio semichiuso). Sono pochi gli attimi in cui ci si concede un sospiro di sollievo, l’illusione che sia tutto un bluff e che alla fine la soluzione sarà sciocca e banale. Sono poche appunto queste scene e durano poco, concedono una breve pausa e, poi, si viene improvvisamente rigettati nell’oscuro di una presenza malefica… La splendida fotografia, studiata nel dettaglio, è l’elemento forte di THE RING ; accompagnata da una notevole attenzione per i suoni( dettaglio obbligato in un thriller), rende possibile sia la suspance sia il concretizzarsi vero e proprio dell’incubo in cui la telecamera più, che la stessa storia, ci conduce. Il mistero della videocassetta, il malefico che sembra contraddistinguerla sembrano generare, a metà film, un mondo diviso nettamente in bene e in male: questo tentativo, a essere sinceri, non raggiunge i suoi obiettivi. Passata la paura infatti alcuni dubbi sorgono sulla solidità di questo film: ad esempio il perché della condanna a morte di quattro giovani, in tutto e per tutto, innocenti; il motivo per cui una volta liberata dal suo incubo “l’anima vendicativa” non trovi pace e, anzi, generi ancora vendetta; il perché la videocassetta non venga distrutta ma addirittura duplicata. La distinzione netta fra bene e male è, infatti, in realtà molto sfumata e sfuggente. Sia i personaggi sia l’ambientazione assumono, simbolicamente, e l’una e l’altra caratteristica, scappando alla mano e del regista e dello sceneggiatore. Gli interrogativi sulla coerenza delle scelte si presentano numerosi. Ma a forza di porsi tante domande potrebbe tornare la paura e , chissà, magari squillare il telefono… Vale la pena vederlo.
Articolo del
10/03/2003 -
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