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David Cronenberg
La promessa dell'assassino (Eastern Promises)
Drammatico, 90' - Gran Bretagna, Canada
2007
Serendipity Point Films, BBC Films, Focus Features, Kudos Film and Television, Scion Films Limited / Eagle Pictures
di
Marco Jeannin
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Un’anonima ragazza, un’adolescente, muore dando alla luce una bambina. L’unico elemento che può aiutare il personale ospedaliero nell’identificazione è un diario scritto in russo che viene trovato fra le sue cose. Per non abbandonare la neonata all’infausto tritacarne delle adozioni, l’ostetrica di turno (Naomi Watts) cerca un modo per tradurre le righe di quel quaderno, finendo così per imbattersi in un lussuoso ma inquietante ristorante russo. L’apparente cortesia del gestore (Armin Mueller-Stahl) maschera la vera natura del locale, centro focale della vita mafiosa russa di stanza a Londra. Il contenuto del diario gira infatti attorno ad un drammatico evento che coinvolge il figlio (Vincent Cassel) e l’autista-tuttofare della famiglia (Viggo Mortensen).
David Cronenberg prosegue sulla strada intrapresa con A History of Violence, mettendo sul piatto un noir teso e asciutto. La semplicità della sceneggiatura scritta da Steve Knight rende il film compatto, rispettando le regole del genere (tensione, violenza, pathos, colpi di scena), ma senza tradire l’impostazione stilistica del regista. Il topos della matericità fisica dell’uomo, caratteristico del cinema di Cronenberg, si traduce in una vera e propria scansione del corpo attraverso il tatuaggio. Segno indelebile, marchiato sulla pelle, di passato, presente e futuro. Futuro. O anche destino al quale nessuno può scappare. La violenza subita o procurata diventa allora parte integrante di questo fato. Se l’uomo comune vive in un mondo di violenza, l’analisi della violenza stessa si trasforma in qualcosa che può (e deve) essere raccontato. Cronenberg lo fa nel meno retorico dei modi, mantenendo uno stile di regia pacato e livido. Che si impenna in scene di estrema violenza, nelle quali è il corpo, nella sua profonda plasticità, ad essere martoriato (vedi la lotta nella sauna). A incarnare questa fisicità ci pensa Viggo Mortensen, sfoderando una perfetta prova di recitazione, lavorando su un personaggio complesso, nel quale ferocia e giustizia convivono con inattesa perfezione. Naomi Watts è l’altro lato della medaglia: la coscienza che cerca di “fare la cosa giusta”, talmente bella e buona da stridere di fronte all’ingiustizia e al male. Speranza vera in un mondo cupo incarnato da una Londra decisamente piovosa e più simile a un sobborgo di Mosca che alla capitale del mondo.
Trovarsi di fronte a un’opera di questo genere lascia da pensare parecchio sullo stato di salute del cinema contemporaneo. Perché è un film a basso budget e, nonostante l’evidente ristrettezza economica, riesce comunque a far registrare una qualità notevolmente superiore alle produzioni multimilionarie cui siamo abituati. E' infatti in grado di trasmettere quella sensazione di personalità che manca troppo spesso nelle pellicole: la certezza che quello che vediamo è fatto per (e con) passione e per un motivo valido. C’è voglia di raccontare e mostrare, senza cadere nell’illusione ma mantenendo vivido il legame con la realtà. Probabilmente è questa la vera forza del nuovo modo di fare cinema di Cronenberg.
Articolo del
23/12/2007 -
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