|
Wong Kar-wai
My Blueberry Nights
Drammatico, 111' - Hong-Kong, Cina, Francia
2007
Block 2 Pictures, Jet Tone Production, Lou Yi Ltd., Studio Canal / BIM
di
Paulina Spiechowicz
|
|
ANTEPRIMA EXTRA! Dalla nostra corrispondente a Parigi.
Film ambientato in America, My Blueberry Nights narra la storia d’amore tra due semi- sconosciuti che impareranno ad amarsi tramite la distanza. Persa in un’esasperante fuga e ricerca (anche di sé stessa), la protagonista Norah Jones verrà catturata tra le briglie di due differenti scenari inseriti nella trama principale come storie a parte, che serviranno da ingranaggio alla sua esistenza perturbata dalla rottura.
Wong Kar-wai torna ancora una volta sui suoi temi-cardine: sarà proprio una separazione a far scaturire l’intreccio di vite e destini che verranno amalgamandosi lungo il percorso della Jones. Si tratta di una separazione sofferta, adombrata dal tradimento che scava nella figura femminile un profondo vuoto esistenziale. Ma sarà sempre questa separazione che, “per caso”, la porterà a scoprire altro. I suoi occhi ingenui avranno voglia di superare se stessi, andare oltre, essere sempre altrove. Per trovarsi infine, ritrovarsi finalmente, e tornare.
Presenza di un cast assai particolare per il cineasta cinese, la già citata Norah Jones sarà accompagnata nel suo impervio percorso da Jude Law. Figure entrambe enigmatiche che, seguendo la scia della filmografia di Wong Kar-wai, segnano una linea abbastanza netta tra i film precedenti e il suo ultimo lavoro.
Ma la recitazione, assieme alla storia principale, perde. Se è vero che l’intreccio ripercorre a grandi linee le tematiche chiave della produzione di Wong Kar-wai, è anche vero che si percepisce a fondo la mancanza di uno dei suoi tratti fondamentali, se non l’unico essenziale: l’erotismo.
La Jones purtroppo riesce a sprigionare pochissima carica dietro al suo sguardo ingenuo di americana ventenne. Lo stesso vale per Jude Law. E allora si scade in una storia decisamente troppo smielata, con un lieto fine a torta di mirtilli che rischia di accentuare una sensazione diabetica presente sin dall’inizio delle riprese.
Degne invece di interesse sono le due storie che impercettibilmente si inseriscono nel dialogo portante, facendo prendere una linea leggermente differente all’andatura zuccherata dello sceneggiato. Entrambi gli inserti, infatti, sono stati diretti magistralmente, e risanano in parte ( ma solo in parte) le carenze di impatto e di contenuto della trama principale. L’ossessione, l’odio e l’amore vi sono immersi con grande capacità organizzativa. Non si spezza mai il filo del discorso, ma si tratta di semplici divagazioni, su cui però sembra poggiare l’intero impianto stilistico.
È invece sul piano delle immagini che Wong Kar-wai riesce a fare del suo meglio. Resta la sensazione di trovarsi di fronte a una grande sensibilità dello sguardo, dove viene ad emergere con imponenza una necessità di espressione celata nei meandri di inquadrature sporche, sgranate da una sottile pellicola traforata, e mescolate ad una scelta dei colori che riesce a rendere estetico qualsiasi dettaglio, anche il più malandato. Ed è qui, evidentemente, che risiede la sua forza maggiore.
Articolo del
27/12/2007 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|