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Kevin Lima
Come d'incanto (Enchanted)
Animazione, Fantastico, 109' - U.S.A.
2007
Andalasia Productions, Steiner Studios, Walt Disney Pictures / Walt Disney Studios Motion Pictures Italia
di
Omar Cataldi
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Ritorna, per i nostalgici della fiaba disneyana classica, un’avventura che miscela animazione e film dal vero, un genere che il vecchio Walt padroneggiava già negli anni Quaranta. E che aveva rinverdito nel ’64 con Mary Poppins. Con Come d’incanto la Disney dimostra di saper bene come autocelebrarsi, quando l’occasione lo richieda: nel settantesimo anniversario del rivoluzionario Biancaneve e i Sette Nani, il primo lungometraggio che stabilì l’eterno canone di fantasia col quale l’intero mondo occidentale è irrimediabilmente cresciuto. Molti personaggi del film, a cominciare dalla protagonista, omaggiano apertamente il mitico Snow White, ed è stato persino recuperato dall’oblio Alan Menken, compositore ufficiale disneyano dai tempi della Sirenetta, un musicista che sembra baciato in fronte dallo spirito del vecchio Walt.
L’idea base di Come d’incanto è semplice, e tutto sommato viene anche da chiedersi perché non sia mai stata realizzata prima: cosa succederebbe se i personaggi delle favole venissero a contatto col mondo di oggi? Anzi, ancora peggio, con la New York di oggi? È proprio quello che accade alla rossa principessa Giselle (l’emergente Amy Adams), che dalla zuccherosa Andalasia viene sbattuta nella spietata Grande Mela (non è un caso il “fiabesco” soprannome della città) dagli intrighi della regina-strega Narissa (un’oscura ma divertita Susan Sarandon). Nonostante il fatuo Principe Azzurro (James Marsden, ex Ciclope degli X-Men) la cerchi per riportarla a casa, sarà un cinico e disilluso avvocato divorzista/divorziato (Patrick Dempsey, divo tv di Grey’s Anatomy) a “salvarla”. E alla fine ad impalmarla.
Inutile soffermarsi sulla trama, piuttosto semplice e ampiamente prevedibile negli snodi: il fattore chiave del film che offre più spunti di riflessione (e di divertimento) è l’interazione fisica e psicologica tra i personaggi della fiaba disneyana (resi con l’animazione) e quelli in carne ed ossa di New York. C’è da sottolineare “fiaba disneyana”, proprio perché Disney ha introdotto elementi rassicuranti e teneri laddove le fiabe classiche d’origine (dei Grimm, ad esempio) erano decisamente più inquietanti e cruente. La scena più emblematica dell’incontro di due mondi incompatibili viene (ancora) dritta da Biancaneve: Giselle si sveglia al mattino e decide di rassettare la casa dell’avvocato che la ospita… ovviamente con l’aiuto di un’allegra canzone e degli inseparabili animaletti del bosco. La fauna di New York però non può fornirle scoiattoli, cerbiatti e passerotti, ma ratti di fogna, piccioni e scarafaggi: la principessa non batte quasi ciglio e si fa aiutare nella pulizia (paradossalmente) proprio da questi simboli viventi della sporcizia urbana.
Ancora: l’irrompere del fiabesco nel quotidiano è un evento che spinge a riconsiderare persino l’amore. Legame eterno, inscindibile e predestinato o sentimento temporaneo che finisce nelle aule dei tribunali? L’ideale compromesso ce lo fornisce il finale del film: Giselle scopre di preferire l’avvocato di carne e sangue al Principe bidimensionale, mentre lo squalo dei divorzi fa entrare il romanticismo della fiaba nella sua vita.
Va ribadito che pur essendo una commistione tra fiaba e realtà, si tratta sempre di un film targato Disney: e dimentichiamoci per un attimo anche della joint venture con la Pixar e dei suoi ratti aspiranti cuochi. Ma all’uscita dalla sala, dopo la visione del film, mi sono ritrovato a chiedermi: che cosa sarebbe successo se la Disney avesse voluto osare andare più a fondo su questo incontro-scontro fiaba/realtà, dimenticandosi per un attimo del target bambini/adolescenti: avremmo visto una principessa delle fiabe appena arrivata a New York picchiata e derubata (per non dire di peggio) dalla malavita locale? O trattata come una mentecatta e rinchiusa in un manicomio per i suoi strani comportamenti? Sarebbe stato un capolavoro (di cinismo)… e Walt si sarebbe rivoltato nella tomba.
Articolo del
30/12/2007 -
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