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Sam Garbaski
Irina Palm
Drammatico, 103' - Belgio, Lussemburgo, U.K., Germania, Francia
2007
Entre Chien et Loup, Ipso Facto, Liaison Cinématographique, Pallas Film, Samsa Film S.a.r.l. / Teodora Film
di
Alberto Boldini
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Una cinquantenne madre/nonna, pur di curare il proprio nipotino da una non ben precisata malattia terminale, decide di utilizzare la propria abilità “manuale” in maniera del tutto inconsueta.
Diciamolo subito, quel “del tutto inconsueta” sta per “in un locale a luci rosse”. Un approccio del genere potrebbe però risultare fuorviante, suscitando (almeno) il sorriso e spingendo la nostra idea del film verso lidi che non gli appartengono affatto. Le prime inquadrature delineano infatti un intenso dramma che cancella dal nostro volto il sorriso di cui sopra. L’aspetto più interessante di questo Irina Palm si identifica anzitutto nella sua coraggiosa (e inaspettata) impronta iper-realistica. Col proseguire del film, la regia e l’impostazione degli attori lasciano scivolare in secondo piano la bizzarra idea di base per sviluppare in profondità i singoli personaggi. Così, nella nostra mente, alla ironica figura della “hostess” (un eufemismo che nel film viene spiegato con distinta professionalità) piuttosto avanti con gli anni si sostituisce gradualmente una madre coraggiosa e il poco raccomandabile datore di lavoro può invece rivelarsi un uomo caritatevole. Dall’altra parte, quindi, l’obsoleto (e solo apparentemente rassicurante) mondo domestico rischia invece di emergere in tutta la sua frustrata ipocrisia, rivelando impensabili scheletri nei propri armadi.
Un film orgogliosamente alternativo, nel quale, però, sia la camera a mano che una certa semplicità scenografica di fondo non sono mai forme di autocompiacimento, ma si mettono al servizio del tono dimesso, quasi artigianale, della pellicola. Tutto ciò permette dunque sia ai personaggi che alla storia di risplendere di una folgorante luce propria, senza ostentare delle caratteristiche stilistiche troppo spesso abusate, in tempi recenti.
Fra gli interpreti, oltre ad una sobria (ma mai sottotono, né monocorde) Marianne Faithfull, spicca il kusturicano Miki Manojlovic, nella parte del proprietario del Sexy world, nuovo ambiente di lavoro della caparbia Maggie (Irina Palm è solamente il nome d’arte). Non a caso ad ognuno dei due è stata assegnata una nomination dalla European Film Academy, in occasione degli European Film Awards, rispettivamente per Best Actress e Best European Actor. Il regista bavarese Sam Garbarski giunge al secondo lungometraggio a quasi sessant’anni, dopo una vita trascorsa nella pubblicità. All’ultimo festival di Berlino (ennesima nomination, stavolta per Best Movie) la critica tedesca si sarà domandata dove sia stato per tutti questi anni.
Articolo del
14/01/2008 -
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