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Giovane, caldo, colorato. E ben fatto.
Resoconto di una prima. Entra Silvio Muccino: ragazzine brufolose corrono a scattare caterve di foto. Ecco, lo sapevo: sarà un carnaio di adolescenti. Fortunatamente si tranquillizzano subito e il neo-regista può così presentare il suo film, Parlami d’amore, in uscita a San Valentino, il 14 Febbraio. Delle poche cose che gli escono una mi colpisce, in particolare: condividere. Muccino è felice di condividere il suo prodotto con il pubblico. Mi piace, ma non si può chiudere qui una recensione, no? No, e c’è molto da dire, una dozzina di pagine se avessi spazio per analizzare ogni inquadratura. Devo stringere.
Iniziamo dalla fine, dal voto. Un otto abbondante, facendo la media tra storia e regia. Alla storia una sufficienza piena, fosse solo per il fatto che anche le poltrone hanno capito subito dove andasse a parare l’intreccio amoroso. Alla regia darei un dieci, ma non vorrei che Muccino junior si montasse la testa…
I protagonisti del film sono Sasha (Muccino), un ragazzo strano, appena uscito da una comunità per tossicodipendenti: anche se non è mai stato tossico ci vive dalla nascita. Non conosce bene il mondo fuori, non è mai stato a una festa, introverso e innamorato della bambina che a otto anni lo andava a trovare. La bambina è Benedetta (Carolina Crescentini), oggi ricca viziata, sfrontata, autodistruttiva e un po’ decadente. I due opposti. Ma lui la ama e quando si incontra/scontra Amelie (Geraldine Chaplin) si fa dare lezioni di seduzione. Lei gli parla d’amore, di donne e di come conquistarne il cuore. Proprio mentre il suo matrimonio va a rotoli. Intuita la fine del film, vero? Ma questa è la storia di superficie, impallidisce al confronto con la complessità dei personaggi, vista a questi livelli solo ne Le fate ignoranti. Meglio ancora se si considera che, come prodotto di un regista esordiente, il tuttotondo dei caratteri si sviluppa con poche parole e molte inquadrature ben fatte. Anzi, a volte Muccino parla troppo, spiega a parole aspetti che ha già messo in scena con semplici movimenti di camera.
Per tornare sull’argomento “luci rosse”, il ragazzino dei primi film con il fratello grande è evidentemente cresciuto sotto ogni profilo. E - sorpresa - non si vergogna di mostrare la passione così com’è. Il tutto rifinito dalla regia quasi magistrale, che alterna primi piani e punti di vista differenti e vari, schermate nere tra i sospiri e una bellissima scena nella vasca da bagno antique che va semplicemente ammirata, difficile descriverne l’intimità.
Non sono una fanatica di Muccino e sono abbastanza profana in materia di cinema italiano, ma questa pellicola sembra avere le caratteristiche di una gemma preziosa, giovane e preziosa. Compresa la colonna sonora, Skin (ex Skunk Anansie) come ciliegina sulla torta con Tear down these houses.
Fra gli aspetti negativi, l’eccesso dei primi piani “all'italiana”. Poi, si rallenta terribilmente verso la fine come se stesse prendendo la rincorsa per il gran finale (stratagemma non gradito ai più, clinicamente testato in sala) e il filone della storia tra Sasha e il cugino è un po’ troppo scontata e superflua, come una frase tra parentesi, si può quasi togliere senza alterare il senso del film.
Silvio Muccino al Senso della Vita: «Parlare di sesso ti fa evitare di parlare di sentimenti». Era una critica, sembra che lui l’abbia superata con questo film: predica bene e razzola meglio. Bravo.
Articolo del
08/02/2008 -
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