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C’è qualcosa, in un mondo ridotto a mercato, che non si compra col denaro? La domanda, di per sé retorica e un po’ moralista, acquista spessore se a porla è Ken Loach, autore di sinistra che ci ha già raccontato un mondo dominato dal capitalismo dove il lavoro diventa merce (Paul, Mick e gli altri, 2001), e la vita delle persone non conta nulla (My name is Joe, 1998). La droga, il denaro, e sullo sfondo il carcere, sono elementi portanti di Sweet sixteen, che molto ha in comune con My name is Joe: la scelta di mostrarci lo scandalo di un ‘buono’ che fa cose cattive, e il fatto di svolgersi a Glasgow, dove il lavoro non è nemmeno una merce, perché non ce n’è più. Cosa fa in una città così, dove trionfa la faccia sporca del ‘mercato’, un ragazzo di quasi sedici anni? Si arrangia, e vende di tutto, dalle sigarette agli anelli di Saturno visti col cannocchiale. Fino ad incontrare la merce che ha più ‘valore’: la droga, ciò che può permettergli di realizzare i suoi sogni. Non è uno sciocco, tanto è vero che non si droga. E non è un cinico, perché il denaro gli serve per cose buone: la casa per una madre che sta per uscire dal carcere, una sorella con un bambino che ha come speranza massima un lavoro part-time in un call center; una ragazza sulla quale far colpo. Il ragazzo è un duro, e si fa valere: sia sul mercato (organizzando una rete di distribuzione che si sovrappone a quella del mercato lecito, corrompendo quel po’ di lavoro onesto che c’è in città), sia nella società (quella dei delinquenti, che ne apprezzano lo spirito imprenditoriale e fanno uno dei loro), mentre lo stato sembra non interessarsi a nulla (finché non succede qualcosa che può portare al carcere). In questo mondo, il successo può essere rapido, ma è un’illusione: il triangolo soldi-droga-carcere sembra senza uscita per chi si affaccia alla vita in un mondo dove tutto, anche Saturno con i suoi anelli, è merce, e il valore di tutto si misura in soldi. Anche se poi si scopre che resta qualcosa, la libertà della persona, l’affetto di una madre, che non puoi comprare con i soldi. Nemmeno se hai quasi sedici anni, ne hai tutto il diritto, e hai fatto tutto, ma proprio tutto, per poterlo comprare.
Articolo del
06/05/2003 -
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