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Dopo i titoli di testa che in pochi secondi riassumono le origini del Nostro, scopriamo che ora Bruce Banner lavora in una fabbrica brasiliana dove si imbottigliano bibite, sforzandosi di mantenere la propria rabbia verde sotto controllo. Rintracciato dal generale Ross (William Hurt) e dal mercenario Emil Blonsky (Tim Roth), trova sostegno solo nell’amata Betty (Liv Tyler), ma – complice la sua nemesi, tale Abominio – faticherà a tenere a riposo gli impulsi. Ricordando a tutti che «Hulk spacca!».
Una travagliatissima produzione dove Ed Norton figurava anche come cosceneggiatore – escluso poi nei crediti finali – è stata cassa di risonanza per una pellicola che, a cinque anni dalla versione del camaleontico Ang Lee, si ripromette di spazzar via ogni psicologismo. Rinunciando alle mere definizioni di sequel o remake.
L’artigiano action Louis Leterrier, dopo i due Transporter e il mediocre Danny The Dog, si prodiga nel dar vita all’ennesimo figlio di Marvel, puntando soprattutto sul fracasso e le botte da orbi. Appunto ciò che lo spettatore, nostalgico dell’omonima serie tv con Lou Ferrigno (occhio al cameo), si aspetta di vedere.
Gli egregi effetti speciali, il montaggio frenetico e la pomposa colonna sonora contribuiscono a cancellare la tentazione di guardar l’orologio, immersi in una giostra sensoriale (e mi viene in mente Transformers) che ridesta il piacere ludico sopito in ognuno di noi. Quel piacere che, da piccoli, ci teneva impegnati ore ed ore nell’organizzare improbabili scontri fra colorati pupazzoni di plastica, e che ora, al cinema, sembra non esser completamente svanito. Vedere la battaglia finale per credere.
Senza contare che tutto ciò non va a discapito della storia in sé. Abbiamo un Bruce Banner che fugge dall’esercito americano, fugge da un suo doppione malvagio, ma ancor più fugge da sé stesso, da un Mr. Hyde anestetizzato pronto a prendere il comando non appena vengono superate le duecento pulsazioni al minuto. Come al solito, da buon supereroe, non potrà contare su nessun antidoto efficace, perché, si sa, le due identità devono convivere. Nella buona e nella cattiva sorte.
Se Norton pare non avere il physique du role di Eric Bana, d’altra parte compensa in capacità recitative, dove è secondo a pochi. Mentre Hurt e Roth, seppur relegati alle seconde file, danno prova della loro bravura, forse colei che spicca meno è la figlia d’arte Liv Tyler, ma in ogni caso si guadagna la paga al minimo sindacale.
Peccato per i settanta minuti di tagli inflitti alla versione per le sale (ma si spera riemergano in dvd), ritenuti probabilmente inadatti al pubblico più giovane, che in ogni caso farebbe bene a non imbarcarsi nella visione di questo film, i quali toni particolarmente oscuri spaventerebbero più di un bambino.
I fan dei superhero movies di questi tempi non hanno di che lamentarsi. Dopo il prelibato Iron Man è arrivato questo rumoroso Hulk, prima di vedere su schermo le altre gesta di Hellboy in The Golden Army, ma soprattutto l’evento Dark Knight. Poi toccherà a Capitan America, Thor e i Vendicatori. Chi più ne ha, più ne metta, insomma.
Articolo del
20/06/2008 -
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