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Un film dentro al film; è questo il modo che Atom Egoyan, regista canadese di origine armena, sceglie per parlarci del genocidio degli armeni ad opera dei turchi dell’impero ottomano, consumato più di ottanta anni fa. Una storia vecchia e dimenticata (ma sarebbe più giusto dire rimossa) viene così riportata alla luce raccontando non solo quello che è accaduto allora, ma anche quel che accade oggi in un contesto pacifico e tollerante come il Canada, quando certi scheletri escono dall’armadio della storia. Il film dentro al film, quello che gira il personaggio affidato a Charles Aznavour, è quindi una storia semplice, di buoni e cattivi, di vittime e carnefici; mentre quello di Egoyan che lo contiene è un film complesso, dove torti e ragioni, bontà e cattiverie si intrecciano e passano attraverso le stesse persone, senza un’assegnazione definitiva di ruoli agli eredi dei buoni e dei cattivi di ieri. Un film complesso quindi, ma soprattutto un film aperto, che afferma una verità storica (un milione, forse un milione e mezzo di morti) dopo averci avvertito che quel che è successo allora in certe forme, può succedere ancora in forme diverse, contro soggetti diversi e ad opera di persone diverse. Il “tu non devi esistere” che ha colpito gli armeni e poco dopo gli ebrei (ma anche gli zingari e altre categorie dimenticate) non è un rischio scomparso dalla faccia della terra, ma è un veleno che si può insinuare anche nelle nostre relazioni sociali di tutti i giorni, senza che nessuno sia buono o cattivo una volta per tutte. Per questo il criterio estetico è parziale e insufficiente per giudicare questo film (che a taluni è parso meno riuscito di altri di Egoyan): perché l’intento dell’autore stavolta aveva a che fare più con la verità e le sue molte facce: la verità storica di ciò che è stato (e che le autorità turche a tutt’oggi negano) e la verità che consiste nel prendere atto che il legame con il passato, il conoscere la storia anche quando ci fa orrore, è necessario per sapere chi siamo e da dove veniamo, ma non basta per sapere dove dobbiamo andare oggi. Perché nessuno è iscritto una volta per sempre nella lista dei buoni o in quella dei cattivi.
Articolo del
22/05/2003 -
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