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In un futuro non troppo remoto, le isole britanniche vengono colpite da un virus letale chiamato reaper . Questo virus decima l’intera popolazione, costringendo le autorità ad ergere un muro, un moderno vallo di Adriano, per rinchiudere in quarantena l’intera Scozia, ormai abbandonata al suo destino. Alla ricomparsa del virus, però, il governo cerca di rispondere con l’invio di una squadra speciale nella zona isolata, dopo aver scoperto che non tutti sono morti, alla ricerca di una cura. A capitanare la squadra c’è la bella Eden Sinclair...
Qualche anno fa, su Italia 1, erano soliti passare in seconda serata tutti quei film che, bene o male, hanno caratterizzato un’epoca. Zappando fra i canali non era difficile imbattersi in pellicole come 1997: fuga da New York (1981), la trilogia di Mad Max, I guerrieri della notte (1979) e via dicendo. Erano tutte pellicole assolutamente divertenti, alcune di indiscussa qualità e purtroppo fino a oggi estinte. Finalmente un buon regista come Neil Marshall ha pensato di sfruttare il discreto successo ottenuto con The Descent (2005) per lanciarsi in un progetto discretamente folle, ma profondamente cinefilo. Doomsday è un vero e proprio contenitore di tutti quei film che in passato ci hanno appassionato,divertito e praticamente (dis)educato, con un tocco in più preso direttamente da 28 settimane dopo e qualcosina da Resident Evil. Messa così sembra di parlare di un pandemonio. Sinceramente non ne siamo lontani.
L’ora e quaranta è veloce, frenetica, goliardica, imprevedibile e completamente folle. Si inizia in pieno revival con una voce fuori campo che introduce la storia. Si passa poi alla genesi dell’eroina, qui interpretata dalla bella Rhona Mitra (un cognome che è tutto un programma) e all’azione pura. I personaggi sono a loro modo classici: c’è il politico pazzo furioso dominato dalla sua volontà di potenza, il vecchio detective (Bob Hoskins) che si prende cura della bella e spietata di turno, la squadra che deve svolgere il compito che, presentata a dovere, viene anche decimata a dovere. Quello che sorprende è l’assoluta mancanza di velleità artistiche o critiche. Per un’ora buona scorrono massacri e decapitazioni in puro stile punk preso direttamente da Mad Max, in ambiente spudoratamente carpenteriano (Millar e Carpenter, non a caso, sono i nomi di due personaggi secondari, e le citazioni non si fermano qui). Si ha appena il tempo di abituarsi che tutto viene ribaltato per lasciare spazio ad una sorta di rievocazione highlanderiana con cavalli, cavalieri e… una bugatti!
Conviene allora lasciarsi prendere da questo turbine che, per quanto scemo e assurdo, è divertente come poche altre pellicole. Non sarà sicuramente niente di nuovo e come gli originali non ci sarà mai niente, però fa davvero piacere una volta ogni tanto fare un salto indietro di qualche anno, spegnere il cervello e tornare adolescenti. Se fatto in questo modo poi ben venga: per quanto riguarda regia e messa in scena non c’è davvero niente da eccepire. Marshall si lascia andare, non lesinando sulle assurdità, in ogni caso controllate ed evidentemente cercate. Ottima la fotografia e vabbè, per una volta si può anche sopportare il montaggio videoclipparo, anche perché le scene d’azione vengono dirette molto bene senza l’uso di escamotage tecnici: ottimo ad esempio il duello tra “cavalieri” nell’arena del castello. È talmente godibile e ben fatto che non si può non fare nuovamente un confronto con pellicole di budget ben superiore e di qualità realizzativa scandalosamente inferiore. Prendiamo un qualsiasi Narnia a piacere e, per quanto diverso, ne uscirà penosamente sconfitto. Fa anche piacere vedere che c’è chi ha il coraggio di produrre pellicole come queste, sottolineando che si parla di un film inglese, non di Hollywood. Probabilmente qualcuno ha ancora voglia di rischiare e divertirsi con il cinema, rinverdendo un filone non ha nulla da invidiare alla tanto declamata tradizione classica su cui in Italia ci ostiniamo a basare tutt’ora il nostro cinema. Beati loro.
Articolo del
03/09/2008 -
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