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Lei fa la cameriera in un ristorante. Lui è uno scrittore di poche idee e di minor talento. L’altra è rimasta incinta sei anni prima dopo aver fatto all’amore in mare con lo scrittore farlocco in una notte di luna così piena che mancavano solo i licantropi a far la serenata; ma lui, per non farsi incastrare, aveva evitato di declinare le generalità e da allora lei lo cerca invano. Un’altra, figlia di una pornostar, ha voglia di fare con i maschietti certe cose che se la mamma lo sa, la chiude in camera gridando “è questa l’educazione che ti ho dato?”. Poi c’è un tale con l’aria intelligente del superdotato che a un certo punto salta fuori coperto di fanghiglia verdastra e col pisello al vento per sembrare una divinità marina tentatrice; e invece risulta più ridicolo di Boldi-De Sica che ballano ‘Aserejé’ vestiti da faraoni. Dati gli ingredienti, la storia è ovvia. Ovviamente lui è tormentato (hai visto mai uno scrittore godersi la vita?); solo lei, ovviamente, lo capisce; ovviamente fanno all’amore tipo ‘Nove settimane e mezzo’, e lei fa un ovvio spogliarello da ‘Kim Basinger de noantri’ (anzi, ‘de nosotros’, perché siamo a Madrid). L’altra era andata a partorire in un ospedale dove lavorava una che conosceva uno che conosce il padre della bambina. Il quale viene così a sapere di avere una figlia senza che la madre sappia che lui sa. Per vedere la figlia, il farlocco va ai giardinetti e batte i pezzi alla baby-sitter, che è la figlia della pornostar. Ovviamente, siccome la ‘sfiga dello scrittore’ è ereditaria, la bambina muore aggredita dal cane di casa; allora lui non fa più all’amore e non scrive perché sente di essere una ‘mierda’ (come dargli torto?). Fino a che tutti finiscono su un’isola dove tutto è più chiaro. Anche se lì per lì non è chiaro nulla. Anzi, c’è un buco nero che dev’essere una metafora, e se ci caschi esci fuori “a metà della storia” (qualunque cosa voglia dire, non chiedetelo a me). Intanto il farlocco è morto. Anzi, era morto, ma verso la fine del film migliora, ed è solo ferito gravemente. La bambina invece resta morta. Si chiamava Luna, come la luna che si vede ogni tanto e sembra dirci ‘guarda alla mia età dove mi ritrovo!’. Sull’isola alla fine mancano solo la porno-mamma, la porno-figlia, il cane e il padrone del ristorante, con cui lei ha avuto una mezza storia prima dell’inizio del film. E siccome è facile incontrarsi anche in una grande città, figurati su un’isola così, che se fai all’amore con la luna piena ti nasce una figlia che poi viene ammazzata dal cane di casa che la scambia per un ladro, ma alla fine ritrovi suo padre, che subito dopo ritrova la fidanzata che lo credeva morto! Conclusione: lei ride, l’altra piange, quello col pisello di fuori si nasconde nel buco nero e il farlocco uscito dal coma cerca invano l’espressione intelligente che dovrebbe significare: ho sofferto tanto, ma ora capisco il senso della vita! Noi invece, che per due ore non soffriamo meno, pensiamo che se la vita fosse questa, sul suo senso dovremmo avere più di un dubbio.
Articolo del
28/05/2003 -
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