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Rob Cohen
La Mummia III - La tomba dell'imperatore dragone
Azione, 114' - Germania, Canada, U.S.A.
2008
Universal Pictures
di
Elisabetta Lanzillotti
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Nonostante il successo di botteghino la Mummia cinese non prende come la prima. Un grande imperatore relegato nel ruolo di morto in piedi con l’esercito di terracotta che si risveglia solo alla fine e viene pietosamente sconfitto da una brigata di mummie scheletriche delle quali nessuno sapeva nulla fino a pochi secondi prima, dicesi espediente: la donna dona l’immortalità e bla bla, così tutti vissero felici e contenti (niente paura, non ho davvero rovinato nessun finale scontatissimo).
I personaggi più espressivi di tutto il film sono i tre yeti e la mancanza di Rachel Weisz si sente come se mancassero le scenografie; Maria Bello non è all’altezza e il personaggio della mogliettina avventuriera è stato abbandonato per una più moderna ma asettica femminista in carriera. John Hannah, che illuminava i primi due film nei panni del fratello-cognato inopportuno, ha tra le mani uno script che impedisce al personaggio di esistere, i pochi spunti che potrebbero essere divertenti sono forzati e isolati come la valanga di neve che seppellisce la combriccola.
Con le lacrime agli occhi inizio il paragrafo Jet Li: bravo lui, ma la mummia è spenta, gli unici superpoteri che ha sono le palle di fuoco (chi vuole leggere una battuta cattiva qui non farebbe nulla di male) e, apparentemente, la crescita/scomparsa dei baffetti. Per finire con il protagonista G.I. Joe della situazione Brendan Fraser: semplicemente non si possono avere dei pettorali così e pretendere di passare per il padre di un pluriventenne. Si, perché la storia comincia così: gli O’Connel si sono ritirati dal “risky business” e si annoiano a morte mentre il loro figlioletto ormai cresciuto ha preso il loro posto nel ruolo di risvegliatore di mummie arrabbiate… e così via. Per la cronaca, Fraser sarà davvero l’action hero per eccellenza G.I. Joe sul grande schermo l’anno prossimo.
La regia è confusa e la storia troppo intricata per essere così assurda, la prefazione sulla creazione della mummia è lunghissima e inopportuna all’inizio del film, molto meglio intrattenere lo spettatore per tutto il film con un po’ di suspense. La Mummia si vede poco e tantomeno il fantomatico dragone del titolo, non mette un granché di paura e si fa anche seppellire dalla valanga.
Volendo si potrebbe leggere una velata critica al socialismo, vuoi con l’armata cinese pronta a distruggere il mondo con l’imperatore dragone eccetera. È imponente il generale disprezzo per l’accuratezza storica, che viene ridotta a una macchietta, per non parlare dell’incognita geografica grazie alla quale i personaggi si “teletrasportano” da un luogo all’altro senza ritegno. La battaglia finale sembra più uno spoof dei primi due film, senza gli effetti slow motion forse sarebbe andata meglio.
Scontato, tutta azione e niente interesse, niente di buono su cui ridere e nemmeno il vago ricordo della commedia inglese in Egitto della Mummia I e II. Potrebbe essere la mancanza delle piramidi a causare nostalgia? Consiglio: andare al cinema solo se non si ha di meglio da fare o se, come me, siete innamorati di Brendan Fraser. Per il resto, la mummia è meglio ricordacela tra la sabbia e le oasi.
Articolo del
01/10/2008 -
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