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Breve vita di Ian Curtis, leader dei Joy Division: l’incontro con la moglie, i primi successi con la sua band, la storia d’amore con la giornalista Annik Honorée, la lotta contro l’epilessia, la depressione e, infine, il tragico epilogo.
Primo lungometraggio dell’olandese “fotografo del rock” Anton Corbijn (regista di oltre sessanta videoclip e autore dei memorabili ritratti di U2, Depeche Mode, R.E.M, Rolling Stones, Nick Cave e chi più ne ha più ne metta), presentato nel 2007 con ampi consensi nella sezione Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes e vincitore di numerosi premi.
A prima vista, Control (il titolo è ispirato alla canzone She’s lost Control, dedicata ad un’amica di Curtis morta a causa di un attacco epilettico) non è un film musicale. Infatti la sceneggiatura di Matt Greenhalgh e Deborah Curtis (vedova di Ian e produttrice del film insieme al conduttore Tony Wilson), lascia i Joy Division in secondo piano (sono solo un paio le esibizioni live) e si concentra soprattutto sulla tormentata vita sentimentale di Curtis e sulla sua conseguente depressione.
Ma Corbijn, nonostante qualche lungaggine nella parte centrale, riesce a imprimere al tutto un’ impronta rock, rendendo Control uno dei più bei film sulla musica degli ultimi anni. Merito di una fotografia magnifica (beh, chi aveva dubbi?), di scenografie che spruzzano odore di Manchester da tutti i pori e di una colonna sonora da antologia. Oltre, ovviamente, a pezzi dei Joy Division si trovano estratti di David Bowie (col capolavoro Warszawa tratta dall’album Low), Kraftwerk, Sex Pistols, Iggy Pop (con Sister Midnight tratta da The Idiot, l’album che Curtis ascoltò prima di togliersi la vita), nonché pezzi inediti dei New Order (gli ex Joy Division).
Applausi anche agli interpreti: Sam Riley è uno Ian Curtis perfetto e riesce a imprimere allo spettatore un enorme senso d’angoscia mentre Samantha Morton è straziante nel personaggio di Deborah (il suo urlo finale “qualcuno mi aiuti” non si dimentica facilmente). Azzeccato anche il cast di contorno, tra cui spiccano il Tony Wilson interpretato da Craig Parkinson, il Rob Gretton (manager dei Joy Division) di Toby Kebbel e la bellissima Alexandra Maria Lara nel ruolo di Annik Honorée.
Pollice alto, quindi, per l’opera prima di Corbjin che riesce nel difficilissimo compito di non cadere nella celebrazione e di evitare la retorica, pericolo sempre all’angolo nei film biografici. Anche se, arrivati al finale da antologia con in sottofondo la stupenda Atmopshere, lo odierete un pochino per avervi fatto scendere una lacrima e per avervi fatto soffrire della depressione di Curtis per il resto della giornata.
Articolo del
17/10/2008 -
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