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Jean-Pierre e Luc Dardenne
Il matrimonio di Lorna
Drammatico, 106' - Belgio, Regno Unito, Francia
2008
Les Films Du Fleuve, Archipel 35, LUCKY RED, ARTE France Cinéma, Gemini Film, Mogador Film, WDR / Lucky Red
di
Erica Bruni
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Lorna (Arta Dobroshi) è una giovane immigrata albanese che, pur di realizzare i suoi sogni, va a vivere in Belgio. Per ottenere la cittadinanza belga si mette nelle mani di un malavitoso, Fabio, che le organizza un matrimonio con un tossicodipendente, Claudy. Il suo desiderio più grande è quello di aprire un bar con il fidanzato Sokol, che fa il pendolare da una frontiera all’altra. Per riuscire ad avere il denaro necessario deve divorziare subito, così può sposarsi nuovamente con un mafioso russo che necessita di cittadinanza belga. Le procedure rischiano però d’essere troppo lente, così Fabio mette in moto il suo piano: uccide Claudy procurandolgi un’overdose. Da quel momento Lorna mantiene il silenzio, ma la sua vita subisce un cambiamento.
Il matrimonio di Lorna (il titolo originale è Le silence de Lorna) è un’opera dura come la maggior parte dei film (Rosetta, L’enfant) di Jean-Pierre e Luc Dardenne: i due trattano anche in questo film temi sulla parte emarginata e più indifesa della società. Oltre alla sceneggiatura ben calibrata, a cui è valso il Premio al Festival di Cannes, ciò che colpisce maggiormente è il modo in cui i due registi indagano sui sentimenti di Lorna. I Dardenne, infatti, sperimentano attraverso la loro consueta sottrazione d’emozioni un registro nuovo.
La scelta di optare anche per il campo medio-lungo potrebbe far credere alla solita analisi distaccata, ma in realtà per tutta la visone del film c’è una grande vicinanza a tutto quello che ci viene mostrato. Questo anche perché tutta la pellicola gira attorno al personaggio di Lorna, ed è impossibile rimanere indifferenti alla sua fragilità umana e sociale, così come alle paure, ai dolori manifesti e ai sensi di colpa. Lo spettatore coglie il cambiamento attraverso la scoperta in Lorna di un sentimento d’amore e di pietà nei confronti del tossico, che purtroppo ne anticipa di poco l’assassinio. Nel finale i due registi offrono (come di consueto) una luce di speranza, che porta Lorna a una rinascita metaforicamente purificatrice.
Ottima la direzione degli attori: la kosovara Arta Dobroshi è una piacevole scoperta e ci offre un’interpretazione intensa, l’abitué Jeremi Reneir è un punto saldo e la sua performance è di grande spessore, buona anche l’interpretazione del belga Fabrizio Rongione. L’assenza di qualsiasi commento musicale non è un caso ma fa parte di una scelta stilistica che ha da sempre costituito uno dei principi identificativi del cinema made in Dardenne unito a una regia asciutta e tesa a non aggiungere al film un’inquadratura più del necessario.
Articolo del
20/10/2008 -
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