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Juan Antonio Bayona
The Orphanage
Horror, 100' - Messico, Spagna, U.S.A
2007
Grupo Rodar, Telecinco Cinema, Warner Bros. Pictures de España, Wild Bunch / Key films
di
Fabio Piozzi
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Laura e Carlos vivono col figlio adottivo Simon in un ex-orfanotrofio, con l’intento di trasformarlo in un istituto per bambini bisognosi. Simon ha degli amici immaginari, che preoccupano più la madre del padre, e durante una festa scompare misteriosamente. Laura precipita in un baratro d’angoscia per mano di presenze che sbucano dal passato e che sembrano aver influito sulla sparizione del piccolo.
Fin qui niente di nuovo sul fronte trama per l’opera prima di Juan Antonio Bayona, patrocinato da quel Guillermo del Toro che tanto di moda va ora. Sulla carta è la solita storia di orfanotrofi infestati, di fantasmi di bambini che ritornano (non per niente The Others è citato fin dalla locandina), di medium in contatto con i morti. Insomma, storie raccontate ormai da milioni di horror nipponici e no. Ma spesso non è solo il cosa viene raccontato a esser degno di nota, quanto il come. Ed è questo il caso.
La mano dell’esordiente Bayona mostra da subito un tocco professionale e personale, che infonde tratti distintivi a una pellicola che altrimenti sarebbe apparsa come tante. Lo stile è privo di quegli orpelli e quelle furbizie ai quali spesso si aggrappano i nuovi arrivati per far colpo sulla folla, perché il regista intraprende una strada onesta scartando effetti gore e facili spaventi (finalmente non si ruota la manopola del volume per far saltare lo spettatore sulla poltrona) e creando una giusta atmosfera, complice l’ottima fotografia.
Scavando oltre il mero livello horrorifico, ciò che viene a galla è il dramma di una madre che cerca il figlio disperso, avvolto in una sana tensione che raggiunge il picco nella scena in cui una medium vaga in trance per la casa seguendo le grida dei bambini che popolarono l’orfanotrofio. D’impatto visivo anche un paio di scene in cui vengono mostrati dei cadaveri (senza entrare troppo nel dettaglio), privi di eccessiva e gratuita carica enfatica. Più tensione che paura, più atmosfera che spaventi. La macchina da presa inquadra più volte l’edifico infestato, e quante ne abbiamo viste nel corso degli anni di case abitate da presenze, ma l’inquietudine non cessa di esserci trasmessa.
Oltre al validissimo comparto tecnico, degne di nota sono le interpretazioni dell’intero cast, una su tutte quella di Belén Rueda (Savane Grace, Mare Dentro). Il basso budget del film è poi l’ennesimo spunto di riflessione: in Spagna (e non solo) è possibile realizzare un dignitosissimo prodotto spendendo cifre contenute, mentre noi buttiamo milioni per cinepanettoni ridicolizzanti e inconcludenti. Ma qui si sconfina nella polemica, meglio tornare all’orfanotrofio.
Vincitrice di ben sette premi Goya in patria, questa pellicola arriva in netto ritardo nelle sale nostrane, beneficiando di buone critiche da parte degli addetti ai lavori nonché del pubblico. Parlando dunque della qualità nuda e cruda della pellicola pare comprensibile, visto il livello medio attuale di produzioni del genere, che alcuni gridino al capolavoro. La realtà è che The Orphanage è un buon film, che non segnerà la storia del cinema ma che ha le carte per non essere dimenticato dopo una settimana. Sicuramente meglio di tante minestre horror riscaldate che abbiamo ingoiato tappandoci il naso. Perché stavolta sarà anche riscaldata, ma con stile.
Articolo del
21/11/2008 -
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