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Stefano Bessoni
Imago Mortis
Horror, 109' - Italia/Spagna/Irlanda
2009
Pixstart, Telecinco, Industrial Illusion Distribution Ltd
di
Erica Bruni
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Stefano Bessoni riporta il genere horror italiano nelle sale, in una coproduzione ispano-italo-irlandese, che vede la partecipazione dell’attrice Geraldine Chaplin che ritorna all’horror dopo The Orphanage, questa volta portando con sé anche la figlia Oona Chaplin.
Nel tardo 1600 lo scienzato Girolamo Fumagalli tentò un orribile esperimento denominato “thanatografia”. Attraverso uno strumento da lui stesso creato, il “thanatoscopio”, si uccideva una persona rimuovendone i suoi bulbi oculari, in questo modo era possibile riprodurre su supporto sensibile l’ultima immagine fissata sulla retina della vittima. Fumagalli viene condannato a morte e giustiziato, ma oggi nella Scuola internazionale di cinema Murnau, Bruno uno degli studenti comincia ad avere delle allucinazioni. Gli appare il fantasma di un giovane ragazzo che lo porta alla scoperta di qualcosa di macabro e orribile sulla scuola, e da quel momento quegli orrendi crimini avvenuti in passato sembrano ripetersi. La minaccia della morte torna con il ritrovamento del thanatoscopio e la teoria polanskiana del complotto trova qui la sua origine, orchestrata ovviamente dagli insegnanti. A tutti gli aspiranti registi sarà assegnato un tema a settimana: tempo, morte, paura, destino, verità. Il più meritevole avrà il premio di esordire davanti alla cinepresa. Qui inizia la mattanza.
E’ evidente la passione cinefila di Bessoni dal soggetto del film, ma ancor più son chiari i rimandi espliciti al cinema di Freda, Bava e a film come Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento per citarne alcuni. Il film però non si basa semplicemente sulla ricostruzione di un’estetica di genere passata, ma si respirano atmosfere di una new wave ispanica attraverso una propria rilettura personale che rendono la pellicola in questione di grande interesse dal punto di vista visivo, dove riecheggiano gotiche reminiscenze fiabesche, a metà strada tra Burton e Del Toro. Il tutto però è messo in crisi da una sceneggiatura debole, che presenta grosse ingenuità narrative, zeppa di stereotipi e lungaggini inutili che rendono il film prevedibile. Sotto questo aspetto il risultato è tanto più deludente considerato il fatto che è stato scritto dallo stesso Bessoni con la collaborazione di Aleandro Berdejo. Un’altra nota dolente è la recitazione in alcuni momenti davvero mediocre, forse anche a causa di dialoghi artificiosi e ad una quasi totale assenza di approfondimento psicologico dei personaggi.
Erano molte le aspettative per questo film che rappresentava il rilancio del cinema di genere horror nostrano, il risultato è invece una grande occasione mancata. Ma attendiamo per il futuro prove più compiute da questo regista.
Articolo del
12/02/2009 -
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