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Uli Edel
PEZZI DA OSCAR - La banda Baader-Meinhof
Drammatico, 149’ - Germania
2007
BIM
di
Glenda Sampietro
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Germania Federale 1967: durante una manifestazione di protesta in occasione della visita dello Scià di Persia Reza Pahlavi e consorte, la polizia carica gli studenti e uccide Benno Ohnesorg. La giornalista radicale Ulrike Meinhof (Martina Gedeck) scrive articoli di protesta e in occasione di un’intervista conosce Gudrun Ensslin (Johanna Wokalek), compagna di cuore e di politica di Andreas Baader (Moritz Bleibtreu), allora detenuto in carcere. La Meinhof aiuta la Ensslin a far evadere Baader, insieme fondano la RAF (Rote Armee Fraktion), e per tutti comincia una vita di clandestinità. Seguono nell’ordine: manifesto programmatico, addestramento alla guerriglia nei campi palestinesi, attentati, rapine, arresto, detenzione in isolamento, morte.
Il film ha l’ambizione di affrontare uno dei capitoli più dolorosi della ancora giovane democrazia tedesca, I materiali della documentazione storica sono i più accreditati e completi mai dati alle stampe, il respiro della sceneggiatura epico. I generi di riferimento, magistralmente ripresi alla lettera da Edel, sono il film di guerra e il prison movie. Un primo grande movimento iperdinamico e delirante e un secondo movimento contratto e ripiegato nell’ombra della morte. La narrazione segue l’ordine cronologico degli avvenimenti, ogni salto temporale è debitamente indicato in sottotitolo.
Il film di Edel è costruito con un grande dispendio di mezzi e di azioni, nell’ansia di non tralasciare nulla, di fare bene il compito. Troppo evidente l’intenzione di soverchiare lo spettatore con l’attrazione della violenza, e con lo spettacolo del folle entusiasmo di giovani belli e dannati che in un furore dogmatico mettono a ferro e fuoco la Germania. I personaggi avrebbero meritato una maggiore cura. L’ipertrofia divora tutto. Forse – come suggerisce il drammaturgo Heiner Mueller in un’intervista rilasciata nel 1974 – per affrontare la profondità del tabù dell’Occidente riguardo al terrorismo, sarebbe interessante lavorare su un frammento. Proprio perché il frammento non risponde alla logica del prodotto ben confezionato. Le azioni e le dichiarazioni della banda Baader-Meinhof ponevano interrogativi profondi alla società e questa tensione sarebbe rimasta intatta se condensata in un frammento, dove poter ritrovare in nuce tutta la riflessione e l’elaborazione letteraria su questo tema. Senza dispersione.
Articolo del
23/02/2009 -
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