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Dal regista di niente di particolarmente rilevante Patrick Tatopoulus, il terzo capitolo di Underworld, La Ribellione dei Lycans. Non se ne sentiva il bisogno, soprattutto in vista del fatto che la storia del capobranco era già stata illustrata nei film precedenti; ci viene collettivamente da pensare che il franchise e la casa di produzione siano i soggetti che hanno avvertito questo irrefrenabile bisogno di sfoggiare effetti speciali e petti villosi, questi ultimi unico punto a favore del film. Gli effetti speciali sono già visti e già li rivedremo in produzioni più allettanti come il prossimo The Wolf Man. Anche le piccole produzioni televisive della BBC hanno recentemente mostrato migliori trasformazioni mannare in Being Human, neonata science fiction munita di un budget limitatissmo in confronto a quello medio hollywoodiano. Il tutto non deve far molto onore al regista di questa piece dell’orrore, perché lo scarno background in sedia di regia è compensato da un lungo curriculum negli effetti speciali, reparti visual, make-up e artistico. Passiamo ora alla storia, ambientata in improbabili tempi medievali pullulanti di licaoni, scusate, licantropi o lycans. Una delle specie rimane lupo per sempre, gli altri sono più intelligenti, tanto che hanno passato secoli a fare da schiavi, guardiani e carpentieri per il nemico: l’aristocrazia vampira. Finché un bel giorno Lucian, il preferito dal povero e comunque bravo Bill Nighy nel ruolo di capo vampiro, decide che ne ha abbastanza. E pensare che con il suo lavoro di carpentiere ci ha messo anni ed anni per forgiare una chiavetta sgangherata per togliersi il collare. Sì, Lucian è il più forte ed il più intelligente di tutti i cucciolotti, nonché l’amante segreto della sexy versione di Xena vampira figlia del capo, interpretata dalla pur notevole, sebbene in altri ruoli, Rhona Mitra. Così Lucian decide di scappare e liberare tutti, di fuggire con l’amante nemica mortale e vivere per sempre felice e contento nella foresta con il resto dei lupi, ma gli ostacoli non mancano e alla fine si torna con estrema ridondanza alla scena della sofferta emulazione della povera amata davanti agli occhi dell’amato. Già visto nel primo e forse anche nel secondo capitolo della saga. E così la guerra incominciò. Siamo a metà tra Beautiful e un brutto film pieno di retorica politicante tra vampiri, sbranamenti gratuiti e mancanza di consequenzialità narrativa, di personaggi e scene inseriti a caso e, a tirare su il morale della donne, del sopracitato petto villoso di Michael Sheen. Le scene di lotta sono interminabili e simili a quelle di un classicissimo B-movie, che dire poi del rendez vous in slow motion; gli spruzzi di sangue dal collo finto non necessitano commento. Per chiudere in bellezza, hanno avuto il coraggio di utilizzare l’apertura del primo film per chiudere il terzo, trashy. Hanno voluto spiegarci le ragioni dei lupi mannari per cambiare prospettiva: ognuno ha le proprie ragioni, ma adesso i lycans ci sembrano più che altro dei bamboccioni deficienti.
Articolo del
25/02/2009 -
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