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Iain Softley
IPPICA ARRIVO! - La leggenda di Cuore d'Inchiostro (Inkheart)
Avventura, Fantastico, 106' - U.S.A., Germania, Regno Unito
2009
Produzione: Internationale Filmproduktion Blackbird Dritte, New Line Cinema; Distribuzione: Eagle Pictures
di
Marco Jeannin
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L’ennesimo tentativo di sdoganare una trilogia fantasy di successo questa volta passa per la Germania e i libri della scrittrice Cornelia Funke, tradotto in più di venti lingue e best seller in tutto il mondo.
Cast di tutto rispetto per l’adattamento a cura del regista inglese Iain Softley, girato in gran parte nella nostra Liguria e fronte di un budget di circa sessanta milioni di dollari. Mortimer "Mo" Folchart (Brendan Fraser) e sua figlia di dodici anni, Meggie (un’inespressiva Eliza Hope Bennett) hanno un dono speciale. Ogni volta che leggono un libro ad alta voce, i personaggi di questo prendono vita. Gli effetti collaterali però sono che per ogni personaggio portato nel nostro mondo, uno di questo passa all’altro entrando fisicamente nel libro. Fu così che, durante una lettura di Inkheart, un libro scritto dall’autore italiano Fenoglio (Jim Broadbent), la moglie di Mo, Resa (Sienna Guillory) passò nel libro, aprendo le porte a una sfilza di cattivi da favola, e lasciando il povero marito solo, e alla ricerca di un modo per riportare tutto alla normalità. Non ci sono tante cose da dire riguardo Inkheart, il film, se non che dopo la visione è nata in me una forte sensazione di ingiustizia e spreco. Sia di soldi che di idee. La trama e il materiale di partenza sono interessanti e trattano tematiche di rispetto: l’amore per la lettura, il potere della fantasia. Il tentativo di trasformare le parole in immagini però è insufficiente sia visivamente che narrativamente. Tecnicamente e dal punto di vista della regia siamo di fronte ad un prodotto scarsissimo: male le ambientazioni nonostante un buon lavoro di location scouting, malissimo il montaggio (ricco di errori di raccordo e continuità) e la fotografia, incapaci di dare una benché minima parvenza di ritmo e tono ad un film con le pretese di essere “d’avventura”. Softley poi si dimostra non all’altezza, cercando di caratterizzare i personaggi all’estremo, ma in modo banale e stereotipato, scialacquando abilità recitative di sicuro livello, una su tutte Helen Mirren, una spalla comica fuori parte che definire sprecata e fastidiosa è dire poco. Brendan Fraser, stranamente svogliatissimo, come al solito è vittima di sé stesso, e non si può fare a meno di guardarlo con altri occhi ogni volta che prova a fare un’espressione seria e darsi un tono. L’unico in grado di salvarsi è Jim Broadbent, grazie ad un personaggio allucinato, lo scrittore Fenoglio, simpaticamente ingenuo e stralunato. Paul Bettany è bello da vedere, ha per le mani uno dei personaggi più interessanti (il mangiafuoco Dita di Polvere) nel ruolo classico dell’aiutante, ma passa in secondo piano ogni volta che si presenta un’occasione di approfondimento. Ridicolo il cameo di Jennifer Connelly, evidentemente di passaggio sul set in quanto moglie di Bettany e ancora più ridicolo il fatto che non venga mostrata nel finale, ma palesemente sostituita da una controfigura in lontananza. Cos’è? Era già andata via? Non era più disponibile? Sui cattivi di turno stendiamo un velo pietoso. Poco credibili, assolutamente stupidi e gestiti male: Andy Serkis che ha lavorato con Peter Jackson chissà come deve essersi sentito. Per quanto riguarda la storia siamo alle solite. Trama esile e scarna, piena zeppa di buchi e passaggi incomprensibili. Non ci si spiega ad esempio come quella che viene spacciata come la trovata finale in grado di risolvere il nodo drammatico non venga sfruttata all’inizio. E dire che ci può arrivare anche un bambino non è un’esagerazione.
E il punto è proprio questo: solo per il fatto che stiamo parlando di un film rivolto ad un pubblico più giovane non vuol dire che debba per forza essere sempliciotto e stupido. La presa in giro di fondo parte dal presupposto che questo genere di pellicole vadano giustificate perché “leggere” e per ragazzi. Mi sento in dovere di schierarmi prepotentemente contro questo genere di mentalità che fino ad oggi ha prodotto tanti film scarsi (Narnia su tutti) con un cospicuo spreco di denaro ed energie. Il Fantasy non ha successo anche per colpa di prodotti di questo genere. Da bocciare nella maniera più assoluta.
Articolo del
07/03/2009 -
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