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Courtney Hunt
Frozen River (Fiume di ghiaccio)
Drammatico, 97' - U.S.A.
2008
Archibald Enterprise Film
di
Beatrice De Sanctis
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Il titolo spiana la strada al primo lungometraggio di Courtney Hunt, detentrice del Premio della Giuria del Sundance Festival. Il Fiume di Ghiaccio non è solo il leitmotiv dell’ambientazione sul confine tra Quebec e stato di New York, ma richiama la fredda temperatura che si è impadronita del cuore di una donna abbandonata. La donna in questione è Ray (interpretata mirabilmente da Melissa Leo). Ci viene presentata fin da subito sia come madre premurosa sia come determinata donna non più nel fiore dei suoi anni. I dettagli che si riescono a cogliere non sono mai casuali ed il continuo intrecciarsi di sfumature che si ripetono rende la vicenda coinvolgente, anche da un punto di vista visivo. La regista, già in apertura del film, col solo elemento dei tatuaggi sul corpo di Ray abbinato alle sue lacrime, tratteggia il profilo di una donna forte, quasi virile, ma da un’umanità e fragilità che si sveleranno attributi imprescindibili nel finale. Il marito col vizio del gioco la lascia poco prima di Natale senza denaro e con due figli a carico. Il loro sogno di una nuova casa prefabbricata vacilla, ma la donna non perde le speranze e coglie l’occasione che casualmente le pone Lila Piccolo Lupo, una ragazza della comunità Mohawk interpretata da Misty Upham.
La parvenza di thriller che anche Quentin Tarantino attribuisce al film per il filo di tensione che riesce a creare, non basta ad allontanare gli eccessivi primi piani e la ricerca smodata della telecamera di reazioni umane dal genere drammatico. E piuttosto che scadere nel sentimentalismo si circonda di razionalità. I temi affrontati, seppure per vie traverse, sono parecchi. Primo fra tutti la gerarchia di potere tra etnie ed il marcio dei pregiudizi. Tuttavia la vicenda del trasporto illegale di clandestini e del loro conseguente sfruttamento più che una denuncia si rivela quasi un pretesto per dare l’avvio all’incontro di due donne legate dallo stesso senso di maternità e dalla stessa necessità di un rapido guadagno, anche se rischioso. Il contesto entro cui i fatti si svolgono è poco presente ed acutizza la solitudine dello stare ai margini della società, che le figure femminili rappresentano.
L’interpretazione di Melissa Leo le è valsa la candidatura all’Oscar come migliore attrice protagonista, entrando perfettamente in una parte che pare essere stata scritta per lei. Anche la sceneggiatura si è aggiudicata una nomination, permettendo alla sua autrice, la stessa Courtney Hunt, di recuperare laddove non è arrivata con la regia. La colonna sonora carente ha creato una rarefazione ulteriore degli eventi, che non ha tuttavia impedito di apprezzare un film forse non del tutto lineare ma ben fatto e di ampio respiro.
VOTO: 3,5/5
Articolo del
19/03/2009 -
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