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Hayao Miyazaki
Ponyo sulla scogliera (Gake no ue no Ponyo)
Animazione, 100' - Giappone
2008
Lucky Red
di
Fabio Piozzi
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Ponyo è una piccola pesciolina rossa che sfugge dalle profondità marine e dal padre stregone per inseguire il suo sogno di diventare umana, come il piccolo Sosuke che la troverà e si prenderà cura di lei.
Una vicenda perlomeno in apparenza molto lineare e di chiara ascendenza anderseniana è lo spunto per l’ultima encomiabile fatica del maestro nipponico Hayao Miyazaki, che con una decina di lungometraggi e una trentina di primavere artistiche alle spalle si dimostra ancora una volta vero poeta del cinema d’animazione. Ma di quello vero, fatto di disegni a mano con matite e colori pastello.
Ponyo è certamente fra gli ultimi lavori del regista quello più adatto al pubblico dei giovanissimi, perché preferisce percorrere un sentiero più leggero e libero dalle complessità caratterizzanti i precedenti capolavori come La città incantata e Il castello errante di Howl, adatti a un occhio più maturo e navigato. Ma non facciamoci trarre in inganno, la semplicità superficiale è solo un vantaggio che permette ad una fascia di pubblico più ampia di godere dell’ennesima perla targata Studio Ghibli, dove la piccola protagonista – un po’ Sirenetta un po’ Nemo – catalizza le simpatie dei nostri cuginetti ma non solo.
Un buon film d’animazione deve saper volgersi ai bambini strizzando l’occhio ai più grandi, e immergendoci sotto la superficie rintracciamo ancora tutti quegli elementi cari al regista e alla tradizionale cultura orientale che permeavano i precedenti lavori, come l’apparato magico che avvolge personaggi e vicenda o il sottotesto ecologico già espresso apertamente a suo tempo ne La principessa Mononoke. Ovviamente in questa sede è riduttivo palesare i rimandi ad una tradizione a noi estranea ma capacissima di attrarci grazie al fascino che esercita ai nostri vergini occhi occidentali, tramite i quali possiamo, se non capire ogni sfumatura, perlomeno farci condurre in mondi incantati per mano di un’artista d’altri tempi. E se dopo una ricerca su Wikipedia scoprite che il primo lungometraggio di Miyazaki è Lupin III – Il castello di Cagliostro (rispuntato abbastanza recentemente nelle nostre sale) non smarritevi: altra pasta ma altro capolavoro.
In Europa evidentemente non frutta denaro votarsi a produzioni nel campo del cinema d’animazione, perché i vani tentativi si contano sulla punta delle dita. Ma perlomeno abbiamo chi in questo senso lavora (anche) per noi: dal suolo americano la Pixar ci sforna annualmente capolavori come fossero frutto della più strutturata catena di montaggio fordiana, mentre dall’estremo oriente un laborioso artigiano si preoccupa ancora di far sopravvivere un tipo d’animazione che sta completamente sparendo a vantaggio del pixel. Il figlio Goro sta provando a raccogliere l’eredità paterna e con I racconti di Terramare ha partorito la sua ancora acerba opera d’esordio. Speriamo che il mestiere e l’arte nel compierlo si tramandi di padre in figlio, perché come direbbe mia nonna “non ci sono più i cartoni di una volta”.
VOTO: 4/5
Articolo del
26/03/2009 -
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