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Tratto dall’omonimo best-seller dello scrittore/giornalista John Grogan e campione d’incassi negli Stati Uniti, questo Io e Marley è una pellicola anomala. Infatti, complice il pessimo trailer, tutti si aspettavano l’ennesima commedia canina in cui il quadrupede impazzito distrugge tutto quello che incontra (anche se, sia chiaro, queste gag nel film non mancano). Invece Io e Marley non è una commedia ma è il racconto autobiografico di una famiglia. E, come in tutte le famiglie, esiste il lato comico, dolce e divertente ma non manca il lato drammatico, cattivo ed egoista. Lati che il regista David Frankel (Il diavolo veste Prada) non esita a mostrarci lasciando lo spettatore all’inizio un po’spiazzato, e, nonostante non sia presente un grande approfondimento psicologico, il film è molto più profondo della maggior parte dei blockbuster odierni. Altro aspetto azzeccato è quello di rendere il cane un membro effettivo della famiglia senza renderlo protagonista assoluto e facendogli fare cose impensabili (infatti chi ha avuto un cane si rispecchierà in molte situazioni).
Ovviamente il film non è esente da difetti. Infatti il commento sonoro è pessimo, lo scorrere dei 14 anni non è mostrato i maniera ottimale e, nel finale, si cerca la lacrima ad ogni costo. Lacrime che cadranno inevitabilmente e che, comunque, confermano l’efficacia del film nel far affezionare il pubblico ai personaggi.
Merito va anche al cast: la coppia Owen Wilson e Jennifer Aniston funziona alla grande e, mentre il primo conferisce al suo personaggio un inedito sguardo malinconico, la seconda riesce ad alternare i momenti divertenti a quelli drammatici con una naturalezza notevole. Inutile parlare della bravura del premio Oscar Alan Arkin, mentre è molto divertente il giornalista amico del protagonista interpretato da Eric Drane (già visto nel serial Grey’s Anatomy).
In conclusione questo Io e Marley è un bell’esempio di cinema hollywoodiano che in questo periodo, purtroppo, si sta perdendo. Niente intellettualismi, niente trame articolate, solo il piacere di raccontare una storia semplice con dei personaggi e situazioni “reali” con cui il pubblico riesce ad immedesimarsi. E, visti i risultati al botteghino, è proprio quello che il pubblico vuole.
VOTO 3/5
Articolo del
08/04/2009 -
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