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Minacciato dal “terribile” alieno poliposo Galaxar, venuto sulla terra per impossessarsi di un minerale preziosissimo in grado di donare un potere assoluto, il governo degli Stati Uniti ricorre alla sua arma più terribile: i mostri. Caso vuole che uno di questi, la “Ginormica” Susan sia diventata un mostro proprio a causa del minerale tanto ambito da Galaxar. Riuscirà la nostra eroina, accompagnata da un team di mostri, a sconfiggere il tremendo alieno e ad emanciparsi?
Il nuovo film DreamWorks si posiziona sullo stesso livello della produzione recente della casa americana. Pochi passi avanti per quanto riguarda la tecnica, se non l’utilizzo della tecnologia 3D oramai pienamente sdoganata, e zero progressi in campo di sceneggiatura, soggetto e storia in generale. Mostri contro alieni vorrebbe essere un film divertente e per un pubblico molto vario, dai giovanissimi agli adulti che accompagnano la prole al cinema. Il film si compone di gag assemblate l’una dopo l’altra, alcune riuscite, altre telefonate. Questa volta le citazioni sono qualcuna meno del solito (la DreamWorks farà la solita indigestione con il prossimo, tremendo Shrek, non preoccupatevi) e di un certo livello: vedi Incontri ravvicinati del terzo tipo, Il mostro della laguna nera o addirittura Il dottor Stranamore. Purtroppo per diventare uno sceneggiatore DreamWorks devi dare prova di essere un fenomeno nel saper rovinare i momenti più riusciti, riproponendo la stessa gag per dieci volte oppure allungandola più del consentito (vedi l’incontro tra il presidente U.S.A. e l’astronave aliena: Steven perdonali perché non sanno quello che fanno!).
Sul fronte della storia vera e propria, il grosso limite è rappresentato dall’incapacità di creare personaggi di spessore in grado di far scaturire un minimo di immedesimazione attraverso una parvenza di evoluzione. Visivamente è impressionante vedere come la scarsità di idee imponga l’inevitabile saccheggio di film più riusciti: Gli incredibili e Monsters & Co. sono le vittime di turno, ma il confronto “monocolo” tra il gelatinoso Bob e Mike Wasosky, manco a dirlo, è perso in partenza (e Bob è il migliore della compagnia…). Susan, la vera protagonista del film, è una ragazza in partenza succube del destino, che dovrebbe trovare dentro di sé la forza di diventare finalmente adulta e indipendente. Purtroppo la maturazione avviene in un contesto tutt’altro che plausibile, attraverso un’esperienza assurda: sono in grado di fare tutto e abbattere gli alieni a sberle tutta da sola perché sono forte, ma che a nessuno venga in mente che è tutto merito del “doping” alieno e che fare tutto questo marasma di cose con i super poteri sia una cosa facile! Della serie: sono adulta perché sono gigante, ma resto una scema fino alla fine e in più decido di tornare “super” coscientemente, visto che da “normale” non ne combino una. Alla faccia della maturazione! Discorso valido per tutti gli altri co-protagonisti.
Posso tranquillamente dire di essermi annoiato per buona parte del breve film, nonostante la visione in 3D, dalla quale mi aspettavo qualche asso nella manica. Il film invece è giocato più sulla profondità di campo e non sfrutta, se non in rari casi, la possibilità di bucare lo schermo e rendere avvolgente la fruizione. A questo punto tanto vale vederselo in 2D e tanti saluti. In conclusione il film scivola via dalla testa come l’acqua sul marmo, lasciando però la solita sensazione di soldi sprecati (175 milioni di dollari… e c’è chi si lamenta di Michael Bay…) e di tempo perso. Ho goduto cento volte di più vedendo il trailer di Up prima del film e questo come al solito, è la conferma che non c’è veramente gara tra DreamWorks e Pixar. Il problema è che la Pixar ci sta abituando sempre meglio, con un capolavoro dopo l’altro, mentre la DreamWorks annaspa sul fondo del barile della creatività. Ovviamente per quanto riguarda gli incassi le parti si invertono. Poveri noi.
VOTO: 1,5/5
Articolo del
14/04/2009 -
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