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Kevin MacDonald
State Of Play
Thriller, 127' - U.S.A. - U.K. - Francia
2009
Universal Pictures / Working Title Films
di
Gabriele Toresani
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Quando l’amante del politico Stephen Collins (Ben Affleck) viene uccisa, questi decide di contattare il giornalista Cal McAffrey (Russell Crowe), suo vecchio compagno di college, per evitare di far scoppiare uno scandalo. Con l’aiuto della blogger Della Frye (Rachel McAdams) Cal inizia a indagare sul conto di Collins, scoprendo che il suo amico sta cercando di far diventare pubbliche le azioni illecite della multinazionale Pointcorp…
Tratto dall’omonima mini-serie trasmessa dalla BBC nel 2003, il film del documentarista Kevin MacDonald (premio Oscar per One Day in September nonché regista de L’Ultimo Re di Scozia) è un esempio di cinema che, purtroppo, sta svanendo. Niente spettacolarizzazioni, niente fini autoriali, ma solo il desiderio di raccontare una (bella) storia riuscendo a tirare fuori il meglio da tutte le persone coinvolte nel progetto.
Il merito maggiore di MacDonald è quello di creare un thriller sì intricato, ma che si lascia seguire perfettamente senza disorientare lo spettatore. Certo il merito va anche agli sceneggiatori Tony Gilroy (Michael Clayton), Billy Ray (Breach – L’infiltrato) e Matthew Michael Carnahan (The Kingdom) che riescono a creare dei colpi di scena imprevedibili ma per questo non ruffiani evitando l’effetto “presa in giro” che caratterizza la maggior parte dei thriller contemporanei.
Già dallo straordinario incipit di State of Play si colgono i punti forti della pellicola che risiedono nel reparto tecnico. La straordinaria fotografia di Rodrigo Prieto, unita all’ottimo apporto scenografico di Mark Friedberg, guardano direttamente agli anni Settanta (così come la regia dello scozzese MacDonald) donando al film un bel fascino retrò. Lodevole anche il montaggio di Justin Wright, che regala un ritmo serrato alla pellicola, riuscendo a non far mai calare l’attenzione dello spettatore per tutta la sua durata.
Cast in stato di grazia: un Russell Crowe così in forma non lo si vedeva dai tempi di Insider di Michael Mann e, incredibilmente, anche Ben Affleck funziona benissimo. Inutile parlare della bravura di Helen Mirren (dopo l’osceno Inkheart) e di Robin Wright Penn mentre stupisce il talento della bellissima Rachel McAdams e di Jason Bateman, di solito impegnati in pellicole più leggere, ma che confermano di comportarsi benissimo anche in un territorio più serio.
Quando arriverete alla cassa della vostra multisala lasciate perdere il supereroe con gli artigli e acquistate il biglietto per State Of Play. Prima di tutto per godervi due ore di buonissimo cinema ma anche per sognare che il giornalismo serva ancora qualcosa in questi tempi (magari per smascherare inganni politici, come succede nel film). Anche se, vedendo l’attuale giornalismo italiano, tutto questo rimane (e rimarrà a lungo) solo un sogno.
VOTO 4/5
Articolo del
06/05/2009 -
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