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Steven Soderbergh
Che - Guerriglia (Che: Part Two)
Biografico, 132' - U.S.A., Francia, Spagna
2008
Produzione: Section Eight, Wild Bunch, Telecinco, Morena Films, Laura Bickford Productions, Estudios Picasso; BIM Distribuzione
di
Eleonora D'Aguanno
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“Non credi in niente tu?” - “Credo nell’Uomo”.
Ernesto “Che” Guevara dopo la Rivoluzione Cubana e il governo di Fidel Castro sparisce, per ricomparire in Africa e prendere parte alla lotta antimperialista, quindi nel 1966, tornato dal Congo, entra clandestinamente in Bolivia, dove riunisce un gruppo di compagni cubani e di reclute locali, formando l’Esercito di Liberazione Nazionale. Qui comincia Che – Guerriglia, l’ultimo estenuante tentativo di liberare il Sud America dall’egida degli Stati Uniti, di educare e istruire i contadini, di convincere Il Partito dell’importanza della rivoluzione, di ricevere aiuti economici e appoggio da Cuba e dall’Europa.
È in questa seconda parte che la bellezza del personaggio “Che” emerge in tutta la sua solitudine: l’uomo mette in ombra l’eroe rivoluzionario senza scadere nel pietismo o nell’eccesso di un Atlante che da solo sostiene il mondo. È quasi il fantasma di quello che era stato a Cuba: la sua presenza viene negata dalle autorità, non può portare il proprio nome. Soderbergh si sofferma sui lunghi tempi morti della quotidianità nelle montagne della Bolivia (raffinatissimo quando Benicio Del Toro con un gesto allontana la canna del fucile di un guerrigliero incauto). Gli ideali assurgono a unico scopo e “Vittoria o morte” non sono più solo parole, ma piuttosto una realtà reale tanto quanto sono veri la morte, il sangue, le piaghe, la fame, la pioggia, il freddo.
La macchina da presa osserva senza invadenza i guerriglieri in mezzo alla foresta, li precede, li segue, corre con loro, si nasconde con loro, ne è parte integrante fino a morire col Che, a cadere al suolo ed ansimare, ad offuscare la vista e poi il bianco di una straziante soggettiva. Benicio Del Toro è dimagrito, scavato in visto, occhiaie profonde, pare anche lui invecchiato, più mite, più saggio, appesantito dalle sconfitte subite in Africa, ma mai rassegnato, neanche quando allo stremo delle forze è attanagliato in una gola nella stretta dell’esercito americano.
Se in Che - L’argentino comprendiamo la formazione politica, militare, medica di Ernesto Guevara con i continui flash-back e flash-forward, in Guerriglia, caratterizzata invece da una realistica unità spazio-temporale, gli ideali vengono subliminali oltre la vita e oltre la morte, andando così ad escludere quasi totalmente l’elaborazione del lutto, perché «Un rivoluzionario vive come se fosse già morto». Ciononostante qui la politica entra ancora più in gioco, quando viene a mancare il sostegno dei partiti comunisti europei e di quello cubano. Si avverte la mancanza totale di un direttivo e del sostegno della popolazione stessa, mentre forte è la presenza dell’esercito statunitense e l’influenza che esercita sul governo boliviano. E mentre Ernesto Guevara viene arbitrariamente giustiziato a sangue freddo, dov’è Fidel Castro? «A pranzo al Nacional».
VOTO: 5/5
Articolo del
08/05/2009 -
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