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Nella cittadina di Harmony, dopo lo scoppio di una miniera, il minatore Henry Warden decide di vendicarsi, ma i cittadini riescono a fermarlo. Dieci anni dopo la gente inizia a morire e l’autore della carneficina sembra proprio Warden, tornato per vendicarsi.
Mi scuso in anticipo per la recensione brevissima ma questo San Valentino di Sangue 3d (remake dell’omonimo film del 1981, diretto da George Mihalka) è talmente brutto che scriverne è una perdita di tempo, così come è una perdita di tempo per voi lettori leggere qualcosa che riguardi questo film. Sappiate solo che il regista Patrick Lussier (che già aveva dato prova della sua incapacità nell’orrendo Dracula’s Legacy) è riuscito a mettere insieme una pellicola scadente sotto ogni punto di vista.
Da una sceneggiatura (di Todd Farmer e Zane Smith) che presenta dialoghi deliranti e per nulla avvincente (considerate che l’assassino si scopre dopo dieci minuti di film), a una regia che più televisiva non si può, fino ad arrivare a una colonna sonora che sembra essere presa da un film soft-porn. Tutto questo fa sembrare la breve durata del film infinita e sicuramente maledirete voi stessi per essere entrati in sala. Unica nota (quasi) positiva è la dose abbondante di scene splatter, anche se l’abuso di computer graphic (letale per i film horror) riesce a far perdere il loro potenziale. Attori così al minimo storico (compreso un invecchiato e imbolsito Tom Atkins, protagonista di alcuni film di John Carpenter) da far sperare allo spettatore che arrivi il minatore assassino a far strage di tutti gli abitanti della cittadina.
Arriviamo all’unico il motivo di attrattiva del film cioè il 3D, che è presente e, in alcuni casi, divertente, ma che non basta a risollevare il film dall’anonimato. Per spaventarsi in questo modo, basta andare in una sala 3D di qualsiasi parco di divertimenti e non al cinema dove il pubblico vuole vedere, giustamente, un film (ed è difficile mettere San Valentino di Sangue in questa categoria).
L’unico consiglio che posso dare al lettore è di non farsi ingannare dagli, inspiegabili, pareri positivi che infestano la rete (tra cui quelli di Wes Craven e Frank Miller, ma il sottoscritto vuole sperare che siano stati espressi per un rapporto di amicizia con il regista o, molto più probabilmente, con la produzione) e di risparmiare tempo e denaro. Così, se non altro, avrete ancora considerazione per un grande genere come l’horror.
VOTO 1/5
Articolo del
15/05/2009 -
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