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Pascal Laugier
Martyrs
Horror, 100' - Francia
2009
Canal Horizons
di
Alberto Boldini
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Lucie pare essere fuggita esanime dall’orrore puro, quando viene soccorsa. Anni dopo, irrompe nell’abitazione di quella che pare essere una normalissima famiglia medio-borghese e ne stermina senza pietà i membri. Quello che ad una prima lettura sembrerebbe essere lo scontato epilogo di una vendetta, diventa invece lo scontato prologo di una discesa negli angoli più bui della mente umana. Almeno nelle intenzioni.
A lasciare sbigottiti, immediatamente dopo la visione del film, risulta ripensare all’accoglienza della quale l’ultima fatica di Pascal Laugier (Saint Ange) ha beneficiato qui in Italia. Dal web alla carta stampata assistiamo all’ennesimo, immeritato passaparola di una pellicola molto meno astuta di altre nel nascondere e giustificare le proprie insensate efferatezze con un pretestuoso sottotesto filosofeggiante. Basta davvero così poco per elevare Martyrs dal calderone dei vari Saw, Frontiers e Captivity? Risulta sufficiente, in quest’ottica, piazzare un finale misticheggiante che flirta con il metafisico più grossolano per dare un senso ai novanta e passa minuti precedenti?
Laugier fa il suo (pessimo) sporco lavoro con una regia che ricalca un sempre più compiaciuto e omologato stereotipo horror (spiace dirlo, ma negli ultimi tempi tipicamente francese), ormai totalmente incapace di riscoprire il fuori campo e l’allusione (più in generale, il mai troppo rimpianto non detto) quali mezzi espressivi fondanti del genere. Viene da sorridere ripensando al massacro critico subito, all’epoca, dal primo Hostel, ad opera probabilmente di coloro che oggigiorno gongolano di fronte a Martyrs. E questo perché sono convinto che, pur non essendo il sottoscritto un fan sfegatato di Eli Roth, questi abbia saputo sì distinguere il proprio torture porn da sopravvalutati precedenti e stanchi epigoni attraverso una certa dose di auto-ironia, per quanto a tratti scontata. Qui invece, caduta la maschera, siamo di fronte ad un ingiustificabile deserto linguistico e intellettuale del quale farebbe bene a preoccuparsi anche Clive Barker, visto che il remake del suo Hellraiser rischia concretamente di finire nelle mani del regista francese. Molto più irritante che disturbante.
VOTO: 1/5
Articolo del
16/06/2009 -
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