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Doug si sta per sposare, e cosa c’è di meglio di un addio al celibato a Las Vegas? Proprio niente, a detta dei migliori amici Phil e Stu e del futuro cognato Alan. Il problema, dopo la notte brava, starà nel capire cosa ci fanno una tigre nel bagno e un bambino nello sgabuzzino, per non parlare di cinesi e auto della polizia. Ma soprattutto: che fine ha fatto Doug?
Avete presente Road Trip? Old School? Starsky & Hutch? Ecco, in comune con Una notte da leoni hanno il regista, quel Todd Phillips che trascorsi cinque anni dalla riduzione comica della celebre serie poliziesca anni Settanta, sembrava essersi disperso a vantaggio del buon Apatow e compagnia bella. Ma il bravo Todd torna a ricordarci che chi ha fatto parte della cricca di Stiller, Wilson e Ferrel difficilmente si dimentica il mestiere, sparandoci un’esilarante commedia che senza volti noti (tranne Bradley Cooper, già visto nello spassoso 2 single a nozze e nella quinta di Nip/Tuck) rischiava di passare piuttosto inosservata, come fu per l’altrettanto riuscito SuxBad di Greg Mottola.
A differenza di un certo tipo di comicità troppo ancorata a gag e dialoghi volgari – vedi Lo spaccacuori dei Farrelly – Una notte da leoni parte da un facile e abusato spunto, un addio al celibato nella città del peccato, per srotolare situazioni e dialoghi assolutamente da morir dal ridere, creando abilmente una certa suspence nello svelare lentamente cosa è accaduto quella notte – infatti ad inizio film un notevole salto temporale ci porta dalle fasi del viaggio dei tre verso Vegas alla mattinata successiva, omettendo completamente le ore notturne.
Il trio attoriale è ben assortito, non scontato ed eccessivo nella giusta misura, goliardico oltre confine per alcuni aspetti ma mai offensivo o politicamente scorretto. Caratteristica che rende la commedia adatta ad un vasto pubblico (fidanzate comprese), non circoscrivendola ad una serata fra amici per fare grasse risate e battute grossolane. Da piegarsi in due, ma senza perdere la decenza. La volgarità è elemento inscindibile di un certo tipo di commedia, ma efficace se dosata e ben calibrata, tenuta al guinzaglio perché non si erga ad unico tratto distintivo capace di attrarre un certo tipo di spettatori eccitabili anche solo con qualche sonorità bassoventrale e un paio di tette. Il finale è lieto, perfettamente nei binari, relegando le bravate dei quattro ragazzotti unicamente alla nottata festaiola. Ma non perdetevi i titoli di coda, lì il mistero verrà svelato!
Completano il cast la rollergirl Heather Graham che non invecchia mai nonostante la soglia della quarantina (ma ve la ricordate in Twin Peaks?) e Mike Tyson, assolutamente inserito nei meccanismi di una trama ove nessun elemento compare per il solo gusto di farlo.
VOTO: 3,5/5
Articolo del
13/07/2009 -
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