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David Yates
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (Harry Potter And The Half-Blood Prince)
Avventura, Drammatico, Fantastico, 153’ – UK/U.S.A.
2009
Warner Bros Pictures, Heyday Films / Warner Bros
di
Omar Cataldi
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E’ il sesto anno alla scuola di magia che tutto il mondo vorrebbe frequentare: Harry Potter ha sedici anni, ed è appena divenuto orfano una seconda volta, dopo la morte del padrino Sirius Black nel precedente episodio. L’atmosfera nel mondo della magia è quella pesante di un conflitto incombente tra Bene e Male, quest’ultimo capitanato dal redivivo Lord Voldemort. Sono passati cinque anni (narrativi) dall’inizio della saga, eppure sembrano cinque secoli. La trasposizione cinematografica dei romanzi ha seguito di pari passo la crescita di Harry, piegandosi alle esigenze dei suoi cambiamenti psicofisici: da quei primi film diretti dallo specialista dell’infanzia Chris Columbus, si è passati di mano in mano fino all’attuale timoniere David Yates. Non sono più film in cui lo spettatore sgrana gli occhioni di fronte alle meraviglie del mondo fatato, ma storie oscure di dolorose minacce e piccole, tenere gioie, che forse ci toccano ancora di più di mille roboanti combattimenti con le bacchette.
In questo senso la scelta del televisivo David Yates come regista di questi delicati ultimi capitoli risulta adeguata (oltre che economica per i produttori): l’abitudine a bassi budget lo predispone a trattare in maniera ampia e approfondita tutte le tenere schermaglie amorose che coinvolgono gli adolescenti protagonisti per gran parte di questo episodio. Tanto che si ha quasi la sensazione che si vogliano tenere sullo sfondo i grandi eventi tragici che si stanno preparando… con il risultato che lo spettatore si interroga su che cosa sia incentrata la pellicola che sta guardando. In effetti il principe mezzosangue del titolo, il misterioso ex alunno di Hogwarts sulla cui identità si interroga il nostro eroe, non è altro che un macguffin di hitchcockiana memoria, uno specchietto per attrarre inutilmente l’attenzione delle allodole, quando i veri avvenimenti sono altrove…
L’avvenimento principale è la guerra imminente tra i Mangiamorte dell’Oscuro Signore e i maghi del Bene, con un’importante novità, che mostra subito la portata dello scontro: la città stessa di Londra viene colpita dai malvagi, il che è un evento per l’intera saga, che non aveva mai prima d’ora relazionato così radicalmente il mondo magico con quello reale. Ma ci sono anche collegamenti più sottili, metacinematografici, tra il mondo di Harry Potter e il “nostro” mondo di spettatori. Lo sceneggiatore storico della saga, Steve Kloves, strizza l’occhio allo spettatore: Harry che legge un giornale che parla di se’ in un bar di Londra, e deve rispondere alla barista incuriosita su chi sia questa celebrità a lei sconosciuta che appare sui quotidiani; il professor Silente che confessa la sua passione per i lavori a maglia (ammiccamento alle recenti polemiche sulla presunta omosessualità del personaggio); lo stesso Silente che consiglia ad Harry di radersi l’incipiente barba (in risposta alle molte obiezioni sulla “vecchiaia” dell’attore Daniel Radcliffe per il ruolo di adolescente), e via dicendo…
Se ce ne fosse stato ancora il bisogno, qui si ha la dimostrazione tangibile che la serie potteriana è già nel mito del cinema, dopo essere prima entrata nell’Olimpo dalla porta della letteratura; mito del cinema con tutti i pregi e difetti che ciò comporta, come l’essere appunto, un adattamento di romanzi, una (ampia) sforbiciatura di un’opera preesistente.
Vista però la consueta ed estrema cura produttiva, la sontuosa messa in scena, i personaggi sempre accattivanti, il costante e realistico equilibrio tra commedia e tragedia… ci si sente inclini ad accogliere ogni film della serie a braccia aperte e a perdonare tutte quelle occasionali inorganicità dello script, e ad attendere trepidanti il già letterariamente noto finale monumentale (diviso senza pietà in due parti, come Kill Bill, dall’ascia e dalla sete di guadagno dei produttori).
VOTO: 4/5
Articolo del
21/07/2009 -
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