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Italia anni ’60, lo straripamento dell’Arno, il ’68, la nascita dei nuovi ideali; Italia anni ’70, il post ’68, le brigate rosse, la crisi economica; Italia anni’80 e ’90, la ripresa, l’omicidio Falcone, la nuova crisi.Nello sfondo degli ultimi intensissimi decenni della storia italiana si muovono i personaggi de La Meglio Gioventù (La Meglio Gioventù pasoliniana o quella alpina del Ponte dei Perati?), Nicola e Matteo, con la loro famiglia e con le persone che per caso, per amore o per amicizia, si trovano a condividere con loro la straordinarietà, incredibile e allucinante allo stesso tempo, dell’esistenza.Le loro vite si intrecciano con gli avvenimenti storici della nostra storia, senza mai però venire intaccate da nauseanti eroismi o facili vittimismi, che, con facilità, conquisterebbero l’attenzione del pubblico.La Meglio Gioventù, di Marco Tullio Giordana, è un film di rara bellezza artistica ( è lungo sei ore ed è diviso, al cinema, in due spettacoli) che non si concede (quasi) mai alla retorica o a facili soluzioni da “fiction”. Pensato per la TV, ha già vinto a Cannes il premio “Un certain regard” e sta sbancando il botteghino italiano.Dai preparativi per un viaggio in Europa verso Punta Nord in Norvegia, i personaggi principali, Nicola e Matteo (nella vita Luigi Lo Cascio e Alessio Boni) ci aiutano, attraverso i loro percorsi di uomini, a scoprire se l’Italia sia solo un paese “bello e inutile”, offrendoci un viaggio nei loro orizzonti di uomini in continua ricerca.La rappresentazione cinematografica procede mostrandoci un intimità dei personaggi che non viene mai giudicata; scrutata nel suo profondo viene lasciata ai fatti, senza alcun tentativo di indagarne i vari perché.L’arte de La Meglio Gioventù è proprio nella rappresentazione dell’inspiegato (perché Matteo decide di portare via Giorgia? Perché, nonostante il suo amore viscerale per la letteratura, lascia la facoltà di Lettere? Perché Nicola non raggiunge i suoi amici e si reca in Norvegia da solo?), dei silenzi che rimangono tali, senza assumere la valenza di simboli particolari, mantenendo integro il loro “non detto”, del quotidiano nel suo convivere con il proprio sfondo storico.Le uniche pecche del film di Giordana sono il dialogo fra Matteo e il padre di Giorgia e la comparsa dello “spirito” che, sul finale, aiuta Mirella e Nicola a superare l’ostacolo che li relega a vivere nel loro passato: entrambe soluzioni plateali e patetiche, che mirano a sedurre lo spettatore con gesti forti, puntando sulla sensibilità dell’immediato, propria più di una fiction che di un film ambizioso.Oltre al bravissimo Giordana va sottolineato l’ottimo lavoro dei due sceneggiatori, Stefano Rulli e Sandro Petraglia, autori di un prodotto davvero buono, e di tutto il cast di attori. in cui risaltano, oltre a Lo Cascio, Jasmine Trinca (Giorgia), Alessio Boni, Adriana Asti (la signora Carati).La pellicola dovrebbe uscire in TV a Dicembre, suddivisa in quattro puntate, ma, come tutti i migliori film, solo nel grande schermo raggiunge la sua vera compiutezza.
Articolo del
04/09/2003 -
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