Presentato fuori concorso nella sezione delle proiezioni di mezzanotte a Cannes, finalmente arriva anche nelle nostre sale l’attesissimo horror di Sam Raimi, Drag Me To Hell. Dopo anni trascorsi a occuparsi della serie di Spider Man e di altre opere che lo hanno visto barcamenarsi in generi diversi, torna all’horror dopo quasi vent’anni dal film L’armata delle tenebre, l’ultimo capitolo della sua trilogia culto.
Scritto con il fratello Ivan questo film farà impazzire i tantissimi fan del regista, che si troveranno immersi in un parco divertimenti horror, dove non mancherà un sottotesto in cui emergono problematiche sociali e psicologiche della nostra società. Al centro di tutto troviamo una giovane ragazza in carriera Christine Brown che per far colpo sul proprio capo per avere la tanto amata promozione, respinge la disperata richiesta di proroga della scadenza di un prestito di una strana vecchia, la signora Gunish. Per vendicarsi questa le lancerà una potentissima maledizione di Lamia, trasformando la sua vita in incubo. Christine chiederà l’aiuto a un veggente, Rham Jas, che l’affiancherà nel vano tentativo di cacciare lo spirito maligno, ma solo tre giorni di tempo la separano dalle tenebre eterne... Da ciò si sviluppa un vortice irresistibile di trovate registiche in cui Raimi mescola sapientemente la paura e il disgusto con l’ironia e la risata, non rinunciando ad autocitazioni e omaggi al suo ben amato splatter.
Raimi riesce elegantemente ad alternare il divertimento (talvolta volutamente demenziale da essere geniale) con le sequenze spettacolari e più spaventose utilizzando con grande intelligenza e autoironia gli effetti speciali low-fi e digitali. Sono già culto le sequenze della cena dai genitori del fidanzato di Christine, la consegna della busta maledetta e l’esilarante seduta spiritica con un’impagabile capretta parlante.
Come ho anticipato, Raimi non rinuncia nei suoi film alle tematiche sociali ed economiche; Christine, infatti rappresenta una giovane precaria che per andare avanti si trova costretta a mettere a tacere un angolino della propria coscienza. Il disgusto della protagonista davanti ai fluidi e alle secrezioni organiche della zingara, nasce dal rifiuto di tutto quello che ormai nella nostra società non appare omogeneo e patinato. E non è certo un caso che, di questi tempi, il terrore nasca quando, per paura, si mettono il denaro e la carriera davanti all’onestà, come spesso capita nell’horror, in Drag Me To Hell emerge una morale finale. Christine, infatti, pur avendo delle giustificazioni comprensibili, ha volontariamente fatto del male a qualcuno e quest’azione la condannerà.
Una piccola chicca, l’auto della zingara è la mitica Delta OldsMobile 88 di Ash sempre presente nelle sue pellicole, manca però l’attore Bruce Campbell.
Non resta quindi che augurarsi che Raimi non ci faccia aspettare altri lunghi anni per vedere un suo horror, che, a tutti gli effetti, è il genere che più gli si addice. Bentornato Sam!
VOTO: 4/5
Articolo del
23/09/2009 -
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