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Candidato ai premi Oscar 2010 Baarìa è il nuovo film di Giuseppe Tornatore in uscita nelle sale il 25 settembre. Un cast d’eccezione, come una grande reunion per dipingere su tela la storia d’Italia, vista qui da una finestra che ha luogo nelle radici personali dello stesso regista. Interpretato perlopiù in dialetto siciliano il film, registrato tra la Sicilia e la Tunisia, racconta l’evoluzione sociale italiana dal fascismo ai giorni nostri, attraverso gli occhi e l’evolversi della vita stessa del protagonista Peppino Torrenova (Francesco Scianna), dalla sua fanciullezza, alla maturità, alla vecchiaia toccando così tutti i capitoli di storia contemporanea italiana, a differenza di come si può pensare con qualche spruzzata di ironia grazie anche alla presenza di Ficarra & Picone.
Peppino è un bambino che vive a Bagheria, un paesino in provincia di Palermo. Figlio di genitori poveri per andare incontro alla famiglia è costretto a lavorare su spinta del padre per contadini e operai in cambio di cibo e viveri vari, un giorno punito dalla maestra a scuola verrà come catapultato nel suo futuro intimo e in quello della sua società. Vivrà a occhi chiusi l’incontro con Mannina (Margareth Madè) sua futura moglie, le difficoltà dello scalare la società, le battaglie per i propri ideali, tra sofferenze come la perdita di un figlio e gioie quali l’arrivo al benessere economico. Piccoli ruoli, seppur interpretati da importanti attori e velati dettagli rivestono qui fondamentali simboliche figure che riescono in due ore a suggerire e a toccare ogni caratteristica di quegli anni, come tante piccole fotografie, dal potere della moneta americana con Beppe Fiorello, al gioco preferito dei bambini, la trottola (“scrigno magico della libertà”), all’avvento delle tecnologie quali la radio e la televisione.
Il vero messaggio, scopo del film sembrerebbe non voler essere quello di documentare, come d’altronde già numerose volte è stato fatto, la storia d’Italia, ma essere una sorta di omaggio e l’accesa di riflettori su un popolo, su una generazione che nonostante la povertà, la miseria e le paure lancia come messaggi le parole “umiltà”, “coraggio”, “fratellanza”,”complicità”. L’umiltà della consapevolezza, il coraggio dell’esporsi (bellissimo il passaggio dove un venditore ambulante di salsicce insegue un generale tedesco denigrandolo sarcasticamente) del rischiare, la fratellanza anche nella rivalità, della complicità tra uomini, di come un evento può colpire nel globale, dell’unione fa la forza, anche se nelle diversità e nelle avversità.
Riaccompagnato di nuovo con le musiche di Morricone, il cinema italiano ritorna ai tempi d’oro, tra realtà, storia e sentimento.
VOTO: 5/5
Articolo del
01/10/2009 -
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