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Carl Fredricksen è un bambino che ama l’avventura. Il suo eroe è l’avventuriero Charles Muntz, famoso esploratore perennemente a caccia di avventure. E’ la passione per Muntz che accomuna Carl ad Ellie, bambina spericolata e scavezzacollo. I due si conoscono, si piacciono e finiscono con lo sposarsi e trascorrere la vita insieme, condividendo sogni e progetti di mille avventure. Quando la vita di Ellie ormai anziana si spegne, a Carl non resta altro che una manciata di ricordi da tenersi stretto. Almeno fino a quando con l’aiuto imprevisto di un giovane e impacciato esploratore della natura di nome Russel, deciderà finalmente di portare a termine la sua più grande avventura.
Se c’è una cosa che non manca alla Pixar queste sono le conferme. A cosa serve ribadire l’incredibile abilità tecnica o la sconfinata genialità narrativa dei Pixar Animation Studios dopo Wall.E? Oramai sappiamo bene che per quanto riguarda i film di animazione (e sottolineo la parola film), non c’è gara da tempo. L’unica cosa che resta a noi che abbiamo la fortuna di vedere ogni anno un capolavoro diverso, è stabilire quali di questi ci piace di più e quale meno. Up è l’ennesima prova di quanto sia immensa l’abilità creativa della Pixar e di quanto sia importante mettere al centro una storia valida e dei personaggi meravigliosi per creare quella magia che ha fatto del cinema il mezzo strabiliante che è.
Entrando nel dettaglio del film ci sono diversi elementi da mettere in risalto. Per prima cosa dal punto di vista tecnico i passi avanti fatti in campo dell’illuminazione sono per l’ennesima volta mostruosi, e la supervisione tecnica di Roger Deakins per la fotografia di Wall.E è stata un’esperienza che sta dando frutti meravigliosi anche grazie al 3D sempre più efficace quando usato per scopi narrativi, come la profondità di campo o la costruzione di livelli visivi, e non solamente per stupire gratuitamente. La parte più succosa però è la sceneggiatura, una vera opera d’arte capace di trattare una serie di tematiche di incredibile importanza e serietà con l’abilità di chi sa raccontare storie e trarne una morale utile. E’ una sceneggiatura che trova i giusti sbocchi in personaggi - in primis Carl Fredricksen, novello Walter Matthau commovente da far paura, ma altrettanto efficaci sono la sua nemesi Muntz e il piccolo Russel - costruiti fino all’ultimo dettaglio, belli da vedere e affascinanti. I primi quindici minuti della pellicola sono storia del cinema, il manuale della presentazione del personaggio, un concentrato di emozioni in grado di trascinare lo spettatore nel cuore della storia in pochissime mosse con un’eleganza formale invidiabile fatta di primi piani, movimenti morbidi ed un montaggio killer supportato come sempre dalle strabilianti musiche di Michael Giacchino. Basta un’inquadratura per capire quanto sia doloroso per Carl ed Ellie non poter avere figli, non servono parole per entrare nel loro mondo e vivere la loro vita da vicino. La parte centrale invece è quella destinata allo sviluppo della componente avventurosa. E’ il film alla Spielberg che manca da troppo tempo nel mondo a 35 millimetri, ricco di colpi di scena, personaggi al limite della favola (come i cani parlanti o il gigantesco uccello “in technicolor” Kevin) e situazioni esilaranti nate da contesti più che insoliti. Perché vedere due vecchietti che se le suonano a colpi di dentiera e reumatismi non è cosa da tutti i giorni. La conclusione poi regge il peso di cotanta premessa, portando il film a livelli lirici altissimi senza mai scadere nella tentazione del più scontato degli happy end. Up è il più favolistico dei film Pixar, e come tale necessitava di una grandissima abilità nel rendere credibili gli elementi palesemente più irreali (come ad esempio un vecchio che si porta a spalle la sua casa volante) senza chiedere troppo alla sospensione dell’incredulità, ma caratterizzando ogni singolo fattore (personaggi, ambienti, oggetti, luci) in funzione di un significato ben preciso che sfocia nell’imprescindibile morale che conclude la vicenda. E stiamo parlando di una crescita per grandi e piccini, perché al centro di tutto sta l’importanza della vita vissuta e degli affetti, visti attraverso gli occhi di un vecchio che ha fatto esperienza della solitudine e della morte e di un bambino sovrappeso evidentemente in difficoltà, privo di madre e con un padre troppo assorto nel lavoro per occuparsi di lui (e che nel film neppure si vede...).
A conti fatti Up segna l’ennesima tappa importante nella costituzione di un nuovo canone nel campo dell’animazione. Come ci sono stati Biancaneve, Dumbo e Pinocchio in passato, il presente è fatto di Wall.E, Monster’s & Co. e Up, nuovi grandi classici della cinematografia animata. E’ impossibile dunque stabilire con certezza quale di questi sia migliore degli altri. Possiamo solamente dare una preferenza di gusto soggettiva, perché oggettivamente sono tutti quanti dei capolavori assoluti. Il sottoscritto ad esempio preferisce ancora Wall.E ma non significa niente: commovente, divertente, ironico e affascinante Up è un classico che va visto e rivisto.
VOTO: 5/5
Articolo del
19/10/2009 -
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