Dopo il bellissimo Volver, Almodòvar torna con Gli abbracci spezzati, un’appassionata dichiarazione d’amore che il regista ha dedicato al mondo del cinema.
Mateo Blanco è stato un regista ed ora non lo è più a causa di un tragico incidente che lo ha reso cieco. Decide così di vivere con lo pseudonimo di Harry Caine, con il quale firma i suoi racconti e le sue sceneggiature. Dopo una serie di eventi l’ex-regista ritorna con la mente a quattordici anni prima, ricostruendo frammento dopo frammento il set del suo ultimo film, la sua passione per l’attrice Lena, e l’incidente a Lanzarote che l’uomo aveva cercato di seppellire nella memoria segnando il passaggio ad una nuova vita.
Almodòvar ci regala una suggestiva ed evocativa pellicola, fatta di continui rimandi ed (auto)citazioni cinefile, costruita sull’alternanza tra passato e presente in cui mescola i toni del dramma, della commedia e del noir d’autore. Sono presenti personaggi e situazioni tipiche dei suoi film, amori segreti, donne sensuali, personaggi omosessuali, e figli segreti, ma nonostante le ottime aspettative il film - al quale non si possono imputare difetti dal punto di vista tecnico e formale – ha il problema di non arrivare all’altezza di altri suoi lavori come lo splendido Volver. La pellicola risulta essere carente sotto il profilo emozionale, manca l’energia, l’emotività e il calore dei suoi film precedenti, probabilmente perché l’autore ha privilegiato l’aspetto registico per scrittura e messinscena. Perfetta, invece, come sempre Penélope Cruz nei panni di Lena, che dopo Volver ci regala un’altra intensa interpretazione.
Concludendo, Gli abbracci spezzati rappresenta un passo indietro nella filmografia del regista, un’opera che non convince del tutto e in cui si percepisce un calo di entusiasmo a favore principalmente di una ricercatezza visiva.
VOTO: 2,5/5
Articolo del
29/11/2009 -
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