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Robert Zemeckis
A Christmas Carol
Fantastico, durata 90' - U.S.A,
2009
Walt Disney Pictures
di
Fabio Piozzi
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I classici letterari, si sa, sono soggetti ad infinite reinterpretazioni cinematografiche, e non poteva mancare sotto le feste, in pieno clima da albero, neve e agrifogli, l’ennesima trasposizione del racconto natalizio per eccellenza scritto da Dickens ben oltre un secolo e mezzo fa. Inutile ribadire quanta forza abbiano certe opere nel sopravvivere alle epoche raccontando verità sempre riscontrabili – qua principalmente le riflessioni sulle condizioni dei poveri e del misero intervento dello Stato per sanare certe piaghe.
Nel passato recente i protagonisti hanno avuto i volti di Paperone e Topolino per arrivare ai Muppets passando per Bill Murray. Ora tocca alla coppia Zemeckis-Carrey dire la propria a riguardo: il primo con il collaudato performance capture coadiuvato dal neonato 3D, il secondo con la mimica corporo-facciale che lo ha sempre contraddistinto, stavolta quadruplicata. Interpreta infatti sia il vecchio arcigno protagonista che i tre spiriti natalizi con i quali dovrà fare i conti dopo una vita passata a rincorrere l’ultimo penny a discapito di ogni barlume di umanità e carità verso il prossimo.
C’è da dire che oltre al paio di ingredienti sopracitati, questo A Christmas Carol non si prende troppe licenze e aggiunge poco a quanto rielaborato sinora a partire dal materiale cartaceo. Materiale di partenza al quale la pellicola si attiene molto fedelmente, non edulcorando le scene spettrali (in particolare la visita iniziale del defunto socio Marley e la parte relativa al fantasma del futuro) e causando forse qualche spavento nei più piccoli. Talvolta i dialoghi stemperano la serietà e l’acidità del vecchio avaro, ma a questo fine contribuisce principalmente l’interpretazione di Jim Carrey, che, seppur in modo accuratamente dosato, non tralascia gesti ed espressioni tipiche che hanno sempre accompagnato l’attore canadese. Poco azzeccata invece la resa su schermo dello spirito dei Natali passati, stilizzato a semplice candela giallastra mentre in origine aveva connotazioni ben più ricche di significato che si sono qua perse in favore di qualche mossetta capace di far sorridere pochi spettatori, ma fuori luogo rispetto al contesto.
Degno compare di Spielberg, il regista di Forrest Gump non è nuovo al genere “per famiglie”, sue in passato le regie di Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit e The Polar Express. Ma è con quest’ultimo e con Beowulf che si avventura nel terreno dell’animazione 3D supportata dal performance capture, puntando sulla tridimensionalità scelta già da molti colleghi, in misura più o meno giustificata. Cosa aggiunga questa tecnica al Canto di Natale dello scrittore inglese non è chiaro, ma è pur sempre un’esperienza.
VOTO: 3/5
Articolo del
17/12/2009 -
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