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Oren Peli
Paranormal Activity
Horror, durata 86' - U.S.A.
2007
Blumhouse Productions - Filmauro
di
Andrea Belcastro
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Alzi la mano chi non ha mai avuto paura del buio notturno della propria stanzetta o chi non ha mai sentito scorrere un piccolo brivido lungo la schiena dopo aver sentito un rumore sinistro provenire dal piano di sopra quando si è soli in casa. Immaginiamo che un po’ tutti si siano ritrovati prima o poi ad affrontare una situazione del genere, magari dopo aver visto un bel (pauroso) film dell’orrore in televisione.
Dopo una travagliata vicenda, l’intervento della “mano santa” di Spielberg e il conseguente approdo verso un clamoroso successo raggiunto nel 2009 negli Usa (cento milioni di dollari guadagnati al botteghino contro i quindicimila di budget), si accinge a sbarcare ora anche nei nostri cinema Paranormal Activity. Produzione indipendente del 2007 scritta e diretta dall’emergente regista di origini israeliane Oren Peli, che cerca di approfondire e dare consistenza visiva e realistica proprio a questi temi.
La modalità prescelta da Peli per ottenere questo obiettivo è quella di inserirsi nella scia di film come The Blair Witch Project e il più recente Cloverfield, utilizzando l’espediente (diventato ormai a tutti gli effetti un genere a sè) del found footage, ovvero un filmato amatoriale, ritrovato nel mondo finzionale del film, che rappresenta delle vicende fuori dall’ordinario. Vicende che nel caso di Paranormal Activity riguardano una giovane coppia di fidanzati, Katie e Micah, i quali devono affrontare, nella loro lussuosa abitazione, la scomoda presenza di un essere tanto invisibile quanto concretamente angosciante nella sua ossessiva persecuzione nei confronti della ragazza. Sviluppando le sue azioni in pochissimi ambienti domestici e con una manciata di personaggi in più rispetto ai due protagonisti (come le interessanti figure del sensitivo e della demonologa), il film è strutturato in un crescendo di situazioni che conducono lo spettatore verso un finale che rispetto alla prima versione (quella circolante nel 2007) lascia un senso di ambiguità maggiore e risulta essere sicuramente di maggiore impatto. Non sono tutte rose e fiori comunque, perché il budget risicatissimo sicuramente non ha giovato alla varietà del film, che riduce tutto il suo plot alla sequenza di eventi “abbiamo una presenza in casa che si mostra la notte in camera da letto – filmiamo la camera ogni notte – la mattina seguente analizziamo il video – chiamiamo qualcuno che ci può dare un consiglio – e via da capo” e che trova effettiva qualità e forza espressiva solo in una manciata di sequenze.
Sarà pure, perciò, il nuovo caso sociale, sarà un film che ha guadagnato benissimo in America e che ha toccato le corde giuste del pubblico, ma la delusione di moltissime persone nei confronti di Avatar (altro film che è arrivato con lo strombazzamento pubblicitario di film rivoluzionario e capolavoro) oppure la sensazione di pochezza che lascia di sé The Blair Witch Project rivisto oggi, sono elementi che devono far riflettere, e ci portano a credere che anche il valore di Paranormal Activity andrà considerato in maniera molto più fredda e distaccata tra qualche anno. Al momento ci sentiamo di concedergli una risicata sufficienza.
VOTO: 2,5/5
Articolo del
21/01/2010 -
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