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Tim Burton
Alice in Wonderland
Fantastico, durata: 108' - U.S.A.
2010
Walt Disney Pictures
di
Erica Bruni
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Dopo una lunga attesa il 3 marzo è uscito nelle nostre sale Alice in Wonderland (una delle storie più note di Lewis Carrol) di Burton. Erano tante le aspettative per l’accoppiata Burton-Carrol: la sensibilità dark-gotica e l’ironia di uno dei registi più visionari del cinema contemporaneo sembravano l’ideale per cogliere i toni del romanzo. Purtroppo il risultato non è quello desiderato, probabilmente perché essendo un prodotto targato Disney, il genio di Burton non ha avuto piena autonomia nel dar libero sfogo al proprio milieu creativo.
Questo film porta una nuova chiave inedita di lettura, Alice non è più bambina, ma una post-adolescente costretta ad affrontare una vita adulta che non gli appartiene. Il suo personaggio è sessualizzato, è (ri)tornata in un mondo magico e fantastico, i mutamenti del suo corpo sono un chiaro rimando a una femminilizzazione ed una forte erotizzazione, notevolmente evidenziati in un contesto dove la regina rossa incapace di accettare con serenità la sua devianza fisica reagisce con una dolorosa aggressività.
L’Alice di Burton vuole rappresentare il passaggio di una maturità psicologica e morale, infatti il viaggio termina in quei luoghi e nella vita vera con un ennesimo cambio d’abito che simbolicamente vuole rappresentare il superamento delle convenzioni di genere, quindi di comportamento sociali e relazionali. Tuttavia il film risulta piuttosto scontato e noioso, è stata data poca vitalità ai personaggi che in realtà dovevano essere bizzarri e suscitare simpatia, il personaggio di Helen Bonham Carter, la strega rossa, e quello di Anne Hathaway che interpreta la strega bianca (sorella e rivale della regina rossa) non vengono sottolineati abbastanza, mentre potenzialmente rappresentavano i punti di maggior forza del film. E’ stato fatto un bel lavoro per lo stregatto (doppiato da Stephen Fry), mentre Johnny Depp appare troppo mansueto per sembrare un cappellaio matto, per non parlare del ballo della “deliranza” forse il momento più basso di tutto il film. Il 3D realizzato tutto in post-produzione risulta inutile se non per alcune sequenze del film, per i costumi e le scenografie i colori richiamano lo stile burtoniano, ma questo non basta: Alice in Wonderland delude. E’ stata molto efficace la mossa di marketing che ha suscitato l’interesse e la curiosità di molti spettatori, soprattutto dei fan affezionati del regista, ma ci aspettavamo e volevamo vedere più meraviglie.
VOTO: 2,5/5
Articolo del
15/03/2010 -
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