|
Iran 1953: il primo ministro Mohammad Mossadeq, democraticamente eletto nel 1951, mantenne la sua promessa elettorale nazionalizzando lo sfruttamento del petrolio iraniano con la costituzione della National Iranian Oil Company al posto della smantellata compagnia Anglo-Iranian Oil Company. In risposta al mancato rinnovo della concessione sullo sfruttamento del petrolio, che risaliva al 1933, la Gran Bretagna bloccò tutti i capitali iraniani depositati nelle sue banche, aumentò la presenza militare nel golfo persico ed attuò un embargo commerciale per l’esportazione del petrolio iraniano che di fatto ne determinò un completo isolamento ed una inevitabile crisi economica. I servizi segreti americani ed inglesi poi, con quella che fu chiamata “operazione ajax” organizzarono un colpo di stato che destituì Mossadeq e restaurò al potere lo Shah. Su questo sfondo storico-politico il film ha come protagoniste quattro donne, tra loro molto diverse, che finiscono per ritrovarsi in una villa alle porte di Teheran a condividere i propri destini.
Ognuna delle quattro protagoniste è metafora dell’Iran di ieri e di oggi. Così Munis è la coscienza politica femminile desiderosa di partecipare agli eventi che stanno accadendo, ma repressa dal ruolo di segregazione e di marginalità in cui viene tenuta dal fratello. Faezeh, sua amica, è innamorata invece proprio del fratello di Munis, e sembra non vedere attorno a sè quelle manifestazioni di sostegno al governo di Mossadeq che spesso invadono le strade della capitale, ma sogna solo di sposarlo. Zarin è una giovane prostituta, talmente turbata nel corpo e nella mente da non vedere più il volto degli uomini sopra di lei se non come mostri. Fakhri è infine una donna che ha sposato un potente colonnello dell’esercito ma è infelice perché ancora innamorata di una sua vecchia fiamma.
Un film difficile, che usa simboli e metafore per descrivere una condizione, quella femminile, che sappiamo essere drammatica in tutti quei paesi dove la donna è considerata meno di un oggetto. Un film che racconta una pagina drammatica della storia di quel martoriato paese, l’Iran, che è solo una delle tante pagine drammatiche, dato che oggi, ad oltre mezzo secolo di distanza da quegli eventi narrati, questo paese sembra vivere ancora un fortissimo contrasto tra la rivendicazione di diritti civili della popolazione e una difesa “dittatoriale” e repressiva del governo. Insomma, in quel paese (e forse non solo in quel paese) sembra che il tempo si sia fermato e che la storia riproponga le stesse drammatiche vicende senza che l’uomo possa far tesoro dell’esperienza.
Forse, al di la della difficoltà che possiamo avere nel “sentire” vicino un cinema così simbolico e metaforico, la forza del film è proprio in questa sua drammatica attualità. E se i luoghi-non luoghi descritti, il giardino incantato della villa, le donne-non donne che a volte percepiamo come fantasmi non sempre riescono a trasportarci in un mondo che poco conosciamo e che sentiamo (forse a torto) così lontano, vedere le scene delle manifestazioni in cui il popolo iraniano manifesta per la difesa del loro governo e per la difesa dei loro diritti ci porta dritti dritti ai nostri giorni, dove quelle scene, spesso visibili solo sulla rete per quell’assurda repressione a cui è sottoposta l’informazione, sono esattamente le stesse rispetto a quelle del film. Diverse solo nel colore: sgranate, cupe, angoscianti nel film; a colori vivaci in quelle reali che riusciamo a carpire oggi di straforo su internet. Ma entrambe dolorosamente vere.
VOTO: 2,5/5
Articolo del
17/03/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|