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L’onda lunga di Harry Potter fa sentire ancora i suoi effetti, a nove anni dall’inizio della saga cinematografica. La letteratura spicciola nota come young adult fantasy ha avuto una vera e propria esplosione in questi anni e il cinema americano ha saputo coglierne i frutti: nel caso del maghetto frutti gustosi e saporiti, per gli adolescenti vampiri un sapore discreto, per la ragazzina con la bussola d’oro e l’animaletto magico… un gusto acerbo, decisamente respingente.
Cosa si poteva aumentare questa allegra e fruttifera brigata? Mancava l’affascinante mondo della mitologia greca, territorio ancora inesplorato: ma un tale bacino di favolose storie non poteva restare ignorato ancora a lungo. Cinque anni fa cominciava la saga letteraria di Percy Jackson, giovanissimo semidio figlio di Poseidone e di una newyorkese (!). A narrarcela l’americano Rick Riordan, con tutti gli elementi classici del grande racconto sulla vita dell’eroe fantasy: origini neglette, strane capacità innate, orfano di uno o di entrambi i genitori, aspetto da perdente, un grande destino eroico dietro l’angolo… Siccome non c’è due senza tre, viene richiamato all’ordine Chris Columbus, il re Mida dei primi due episodi potteriani (ma non dimentichiamo tutti i cult movies da lui firmati fin dagli anni Ottanta: Gremlins, Goonies, Mamma ho perso l’aereo, Mrs Doubtfire, ecc). Il buon Chris è il Mister Wolfe di Hollywood dei film sui/con i bambini.
Percy Jackson, ragazzino dislessico e insignificante, con patrigno sgradevole e madre passiva, si ritrova improvvisamente a fare i conti con l’accusa di avere rubato la folgore di Zeus (!?), a familiarizzare in fretta con le sue mai sospettate origini divine e a doversi difendere dall’intero mitologico bestiario che lo vuole morto.
La storia risulta godibile, un po’ frettolosa in alcuni passaggi, riccamente condita con un umorismo innocuo e con scene d’azione; sicuramente scontata agli occhi di un adulto, soprattutto per chi ha estrema familiarità con la mitologia classica (ma è evidente che si tratta di un film pseudo-didattico destinato ai giovani); l’adulto può divertirsi nel vedere come sono rappresentate le varie divinità e creature, e farsi piacevolmente sorprendere da alcune soluzioni argute: all’Olimpo si arriva in ascensore dall’Empire State Building; Ade, il dio degli inferi, è una vecchia rockstar alla Mick Jagger, e l’ingresso agli inferi stessi è a Hollywood; il traghettatore infernale Caronte accetta solo dracme dai suoi passeggeri, e rifiuta i dollari; in un casinò di Las Vegas c’è la dimora dei mangiatori di loto (già incontrati da Ulisse nell’Odissea), che gettano nell’oblio chiunque si immerga nelle delizie del gioco d’azzardo …
La delusione maggiore, in un film nel complesso gradevole, è vedere la sciatteria della produzione (problema comune a molti film fantasy giovanili del post-Potter), e di conseguenza un appetitoso contorno di star che recita con scarsa convinzione. Se si fanno impietosi confronti col maghetto, Percy Jackson sembra un film da sala parrocchiale, con costumi e ambientazioni spesso poco convincenti, il che per un film che vorrebbe seguirne le orme è decisamente bizzarro. Il cast è ricco di volti noti, e anche gli esordienti sono azzeccati, ma i vari Pierce Brosnan (il centauro Chirone), Uma Thurman (una rediviva Medusa, ma non l’aveva già uccisa Perseo?), Rosario Dawson (una lasciva Persefone), recitano con la stessa vivacità con cui un impiegato pubblico timbra il cartellino la mattina prima di entrare al lavoro. Ma in fondo un occhio adolescente non fa caso a queste cose…
Nota finale: mentre chi vi scrive guardava il film in sala, con molti giovanissimi spettatori, ha notato con piacere una ragazzina enunciare per ogni personaggio mitologico comparso sullo schermo nome, caratteristiche e genealogia; che questo film possa servire come inatteso spunto didattico a far riscoprire la mitologia (fondamento della cultura occidentale) alle giovani generazioni?
VOTO: 2,5/5
Articolo del
22/03/2010 -
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