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Dresda
Pequod
2009
Marsiglia Records
di
Elisabetta Lanzillotti
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Un magnifico suono ambient a tratti psichedelico, ma soprattutto naturale e rilassante, facile da ascoltare, da godere e da amare alla prima nota. Il quarto brano, sui cinque di cui alcuni lunghi ed intensi e altri cortissimi e pieni, è ricco di suoni live e sussurri poetici, reminiscenti di un certo stile che sarebbe potuto essere di Dalì se Dalì avesse fatto musica. Seguito a ruota da “Il ritorno dell’uguale”, forte e magnifico. Pequod è un buon esempio di produzione italiana che si potrebbe definire a metà tra il cantautoriale e l’entertainment elettronico da camera, così come potrebbe essere un’ottima colonna sonora per un film di Ozpetek o di un thriller noir, con parti anche “boccheggianti”. Oppure anche la colonna sonora perfetta per un film indie in un pomeriggio uggioso. Insomma, va bene con tutto e per tutti i gusti, musica davvero ben costruita e riprodotta, coerente ed apprezzabile. Il gruppo dei Dresdaviene da Genova e curiosamente prende il nome da un libro di Vonnegut, molto azzeccato. Dichiarano di voler descrivere ambienti con la loro musica e ci riescono in pieno, cogliendo il bersaglio con ogni nota e ogni canzone. Sono essenziali, poco dispersivi, passionali e precisi, silenziosi ed esplicativi, musica forte e leggera, profonda ed estroversa. Ottima.
Tracklist Città di vetro Il grande macchinario della Notte L’eterno ritorno dell’uguale La stanza e l’orologio Attraverso lenti colorate
Articolo del
16/07/2009 -
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