Bruno Dorella (Ovo, Bachi Da Pietra) ci stupisce con queste uscite, l’etichetta Bar La Muerte invece ha la sapiente capacità di imprigionare i suoni deliranti di musicisti senza nessuna paura di osare, e Nicola Manzan (un amabile dissociato) di lasciarci piacevolmente di stucco di fronte ad un lavoro del genere. Tutto questo tradotto in parole è “Bologna Violenta”. Una voce profonda, su un arpeggio sommesso, narra la storia di una festa violenta, poi s’insinuano gli archi a rendere tutto più docile ma qualcosa lascia presagire che questa pace non durerà a lungo. L’intro del “Nuovissimo Mondo” lascia spazio a “Morte”, un violentissimo brano post/hardcore/grind frammentato e folle, fatto di elettronica e beat impazziti su voce femminile che invoca la vecchia “mietitrice”. Qualcosa di veramente spaventoso accade in questo disco e nella mente di Nicola Manzan, un potenziale pazzo, capace di adattarsi a qualsiasi ambiente musicale. Nicola, a suo agio con Baustelle e Ligabue, partorisce un monolite oscuro e terrificante come “Bologna Violenta”. Gli incipit sono spesso lenti e malinconici e poi brutali, come una rasoiata nelle parti intime, “Danze Cecene”. Dorella descrive questo lavoro come un omaggio ai b-movies poliziotteschi anni sessanta ”Mondo Cane”, attraverso una continua eruzione di chitarre stridenti, pattern di batteria programmati e violentissimi accessi di rabbia (in)controllata, “El Grindo”. I continui radi delle chitarre vengono abrasi da scratch, distorsioni sintetiche, raramente si supera il minuto e mezzo!. Pornografia, tristi danze cecene, cibi improponibili, temibili trapianti giapponesi, il sommo fallo e il demonio, il tutto cucinato, condito e servito direttamente da Carcass, Napalm Death, Melvins, Mr Bungle, Zeni Geneva e chiunque altro sia in grado di competere con la velocità, e follia, di queste band. Avete presente la carneficina di corpi maciullati dopo l’esplosione di una bomba in una città ad alta densità demografica? Bene, “Il Nuovissimo Mondo” è tutto questo, con rari stacchi simili alle colonne sonore dei documentari, di tre decadi fa, e melodie sospinte dagli archi solenni, “Blue Song”. Ricordate “Cronaca Vera” e il suo bianco e nero, con i titoli più imbarazzanti e racconti al limite dell’inverosimile? “Bologna Violenta” è il delirio, in musica e parole, di una vita persa fra le perversioni, le paranoie e la mediocrità di uomini, schizzati come schegge impazzite. Dialoghi su demoni, scimmie morte, piatti di serpente appena spellato e archi strazia(n)ti lasciano spazio al rigore teutonico di “Mondo Militia”. La media dei brani è di quaranta secondi scarsi, la morte governa questo lavoro, trionfa suprema, ma vige anche un profondo senso di desolazione nato, da una società in dissoluzione. Un progetto ambizioso e impavido torreggia, come Batman su Gotham, su tutta la spazzatura che ammorba la musica italiana. Un disco per “reietti”, fatto di musica reietta, ma dal cuore grande!! In voti sarebbe un otto pieno.
Articolo del
01/04/2010 -
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