Ciao Marcin e benvenuto su Extra! Music Magazine. In questi giorni in cui tutti sono isolati fisicamente all’interno delle proprie abitazioni credo che l’arte in generale possa essere uno degli sproni principale a guardare avanti, a creare per non dimenticare. Come stai vivendo questo momento?
Ciao! Beh, l'inizio è stata la parte peggiore, non avevo un posto dove esercitarmi o fare qualsiasi cosa con gli strumenti perché tutto quello che ho lo tengo in sala prove, dove non potevo andare. Ma pochi giorni fa ho preso tutte le mie cose e finalmente sono andato nel piccolo villaggio in Polonia dove vive la mia famiglia. Così ora passo le mie giornate a suonare e ad ascoltare la musica con la speranza di creare nuovi pezzi e di sviluppare me stesso come musicista.
Soffermandoti sui tuoi primi ricordi, quando è nata la tua passione per la musica?
Ad essere onesti, non è stata una mia idea quella di andare alla scuola di musica. Volevo giocare a calcio o diventare un saltatore con gli sci (sul serio!). Mi piaceva molto lo sport e la competizione. I miei genitori, precisamente mio padre, hanno deciso di iscrivermi alla scuola di musica perché all'asilo avevano detto che avevo un buon orecchio.
Così, il mio primo pensiero è stato: “voglio fare il batterista” e ho scelto gli strumenti a percussione. Ma alla scuola di musica classica ho dovuto suonarne molti altri, come lo xilofono, il rullante, le campane orchestrali, il vibrafono, la marimba, ecc. Ricordo le mie prime campanelline – erano fra le cose più economiche che si potessero acquistare. E ricordo il primo album musicale che mio padre mi ha mostrato. Era Tubular Bells II di Mike Oldfield. Avevamo un video, registrato su cassetta, ed io lo suonavo spesso cercando di riprodurre quelle melodie con le mie campanelle.
È stata una grande soddisfazione per un bambino di 7 anni quando sono riuscito a catturare le melodie e a suonarle all’unisono con la registrazione. La vera passione è nata pochi anni dopo quando ho incontrato il mio maestro, un gigante del vibrafono europeo, Bernard Maseli. Avevo 13 anni e stavo partecipando a un corso estivo di percussioni e lui era uno dei maestri. Mi ha fatto ascoltare musica jazz ed è stata la prima volta che ho improvvisato. Mi piacque molto e credo che sia stato lui ad avermi messo in testa l'amore per il vibrafono.
Chi sono gli altri membri del gruppo e come vi siete conosciuti?
Mateusz Szewczyk - bassista.
Ho conosciuto questo ragazzo al liceo. Era uno dei due bassisti che suonava il basso elettrico e che studiava musica jazz. Così suonammo insieme alcuni concerti divertenti già al liceo. Poi ha iniziato la stessa accademia in cui studiavo io. Suono con Mateusz anche in un'altra band - Early Birds - formatasi prima dei Marcin Pater Trio. Attualmente è il musicista con cui collaboro più spesso proprio perché lo conosco da molti, molti anni.
Tomek Machański - batterista.
L'ho conosciuto qualche anno fa ad una jam session svoltasi in un club jazz/blues. Venne poi a studiare nella mia stessa scuola, ma iniziammo a suonare insieme solo in seguito. Per la prima volta c’era il mio esame e pochi mesi dopo il mio insegnante mi chiamò e mi disse che mi aveva prenotato un concerto come parte di un trio. Ma io non avevo nessun trio. Così chiamai Tomek (e Mateusz) perché ci eravamo divertiti molto al mio esame, ed è per questo che ora suona con me.
Adam Wajdzik - batterista. All'inizio della mia avventura come trio, suonavamo per lo più in competizioni jazz. Quando andai al Sibiu Jazz Festival, Tomek non poteva suonare con noi, così ho dovuto trovare qualcun altro. Ho chiamato quasi tutti i batteristi che conoscevo della mia zona e nessuno poteva suonare con me in Romania. Chiesi al mio caro amico se forse conosceva qualcuno e mi raccomandò Adam. E aveva ragione, perché Adam si adatta perfettamente alla mia musica. È il batterista che ha registrato l’album con me.
Jakub Mizeracki - feat. Chitarra
Questo ragazzo è uno dei miei migliori amici. L'ho conosciuto quando ero al liceo. A quei tempi avevo un gruppo rock dove suonavo la batteria. Uno dei nostri chitarristi lasciò la band e dovemmo cercare qualcun altro. Lo trovammo su Facebook (aveva una foto con la chitarra...) e gli chiedemmo una specie di audizione. Non sapeva quasi nulla di teoria musicale, ma si adattò bene al nostro stile musicale.
In questo momento Jakub è uno dei migliori chitarristi in Polonia, suona con grandi musicisti da tutto il paese, dall'Europa e dal mondo, ed è un onore per me averlo nel mio album e come amico. Il suono della sua chitarra è il suono dei miei sogni.
Ascoltando “Nothing But Trouble” ho avvertito più volte un brivido. Di piacere e di appagamento, quella sensazione di pace e stupore che ti prende quando vieni a contatto con qualcosa di unico. In particolare l’uso del vibrafono in accordo a ciascuno degli strumenti riesce a rendere ogni brano malinconico e dinamico allo stesso tempo, vedasi Mantrapia, uno dei miei pezzi preferiti del disco. Ci racconti qualche curiosità su come questo album ha preso forma?
Grazie, sono davvero contento che ti piaccia. Ad essere onesti non ho avuto molto tempo per comporre tutti i pezzi per l'album. Avevo tre composizioni già pronte, ma era tutto quello che avevo. O tutto quello che ho accettato perché avevo anche altre idee ma non mi piacevano. Erano "Take Down", "Szkło na godzinę" e "I love you baby, goodbye". Il resto delle composizioni ho dovuto scriverle molto velocemente, poichè dopo il concorso Jazz Juniors, che abbiamo vinto, avevo già una scadenza con l'etichetta discografica Emme Produzioni. Il premio era infatti un contratto dopo Jazz Juniors che si era svolto nel dicembre 2018. Nel luglio 2019 dovevamo registrare un album. Per qualcuno 6 mesi è abbastanza per comporre 6 o 7 pezzi. Per me è stata una sfida perché il processo di composizione mi richiede sempre molto tempo. Inoltre, dopo Jazz Juniors ho avuto anche molti concerti tra festival e sale da concerto, quindi non si trattava solo di preparare i pezzi per l'album, ma anche di preparare la band per i concerti. Prima di Jazz Juniors avevamo suonato quasi niente. Due settimane dopo il concorso ricevetti un'e-mail nella quale mi si diceva che avrei dovuto esibirmi, entro il mese, in una delle sale da concerto più famose della Polonia. Quindi ho dovuto comporre dei brani molto velocemente. Il problema era che mi trovavo in Olanda e quindi dovetti tornare in Polonia con la mia macchina rotta (un sacco di stress e problemi...). Quando rientrai in Polonia iniziai a lavorare con la musica e creai "Lucy", "The Ocean", "Den Haag" e "Rush". Avevo già avuto qualche idea su "Lucy", quindi è stato più facile finirlo. The Ocean era un pezzo che avevo ideato con i miei amici quando studiavo in Olanda, ma vi ho creato il mio arrangiamento originale. "Rush" è stato qualcosa di completamente nuovo. Stavo lottando con questo brano mentre sentivo che il concerto era sempre più vicino e sapevo di dover fare in fretta. Almeno è stato facile dare un nome a questo pezzo.
Quando stavo lavorando a "Lucy" vivevo con la mia ragazza e il suo gatto in Olanda. Avevo il mio pianoforte elettrico in casa, così quando ero solo potevo lavorare in pace e tranquillità. O almeno pensavo di poterlo fare, perchè questa gatta era troppo rumorosa e voleva suonare tutto il tempo. Ricordo che quando suonavo la melodia di “Lucy” miagolava in continuazione. Così ho dato a questo pezzo il nome di questo gatto. Il suo nome originale era polacco, “Lusia”, ma non suonava bene nemmeno in polacco, così ho usato una versione inglese di questo nome e mi piace questo titolo, anche perché ricorda la famosa canzone dei Beatles.
Anche per “Den Haag” ho avuto l'idea mentre mi trovavo in Olanda. Era inverno, fuori il freddo era intenso e c'era molto vento (come quasi tutti i giorni in Olanda), inoltre la mia vita personale non stava andando molto bene in quei giorni. Penso che questa sia la canzone più triste dell'album. Il titolo è il nome della città in cui vivevo. “I Love You Baby, Goodbye” racconta una storia semplice che credo sia molto comune, ma rimane comunque un pezzo speciale per me. Avevo una ragazza quando ho creato questo pezzo che lasciò la Polonia per trasferirsi nei Paesi Bassi. Avevo una frase che dicevo spesso quando ci salutavamo, per esempio prima di riagganciare il telefono o uscire di casa. Quando stava per andarsene dalla Polonia ho scritto questo pezzo e l'ho chiamato come questa frase.
Per me le migliori ispirazioni sono le emozioni che provo in un particolare momento (o in un certo periodo). Sono fortunato che la mia vita sia composta di tantissimi episodi e incidenti che sono uno scrigno prezioso di emozioni. Il periodo passato tra il Jazz Juniors e la registrazione del disco è stato davvero pazzesco - nella mia vita personale e non solo. La mia esperienza di vita personale mi ha portato a scrivere Mantrapia. La melodia di Mantrapia appartiene in parte a Mateusz. Mi ha sorpreso la velocità con cui abbiamo dato vita a questo pezzo. La maggior parte delle volte suono qualche idea più e più volte e spesso ci vuole un sacco di tempo prima che il brano sia pronto. Ma Mantrapia è stato uno dei più veloci. Fin dall'inizio sapevo che questo pezzo avrebbe suonato bene con la chitarra di Jakub. Il titolo è composto da due parole polacche “Mantra” e “Terapia” - che insieme creano “Mantrapia”. Mantra potrebbe essere una terapia e la terapia potrebbe essere un mantra. E questa è stata la mia personale terapia dopo alcuni incidenti. All’interno del brano si possono ascoltare l’intervallo di quinta ed una sola melodia ripetuti per molto tempo, proprio come un mantra.
Ho una manager - Weronika Wendrowska - siamo stati la prima band che ha gestito. Abbiamo imparato molte cose, come lavorare insieme, come parlare con gli organizzatori dei festival, e tutto questo era qualcosa di totalmente nuovo sia per me che per lei. Come ho detto prima, tutto questo periodo intercorso tra il Jazz Juniors e il momento di registrare è stato davvero pazzesco e ci sono un sacco di storie pazzesche che non posso raccontarvi qui, ma tutte queste situazioni mi sono servite per comporre il mio pezzo finale, credo il più difficile da suonare. All'inizio non aveva un nome, ma dopo un lungo periodo di pratica con la band e da solo ho deciso di dargli un nome, “Nothing But Trouble” . Questo proprio perché era davvero difficile suonarlo alla perfezione.
La metrica cambia spesso, con tempi dispari e diversi scogli da superare per quel che riguardo il suono del vibrafono. Ma poi mi sono detto “abbiamo molti brani complicati, con metriche difficili da suonare e strutture complesse su cui improvvisare”, e così alla fine, andando a sovrapporsi idealmente con gli avvenimenti di questo periodo e di tutta la mia vita fino ad oggi, ho deciso di intitolare questo album “Nothing But Trouble” . Si indentifica completamente con me e la mia musica. Qualche anno fa una ragazza mi disse “Marcin Pater - Nothing But Trouble” . Quando ripenso a questa frase ogni cosa della mia vita vi si adatta perfettamente.
Ho avuto la fortuna di avervi ascoltato la scorsa estate nel corso dell’edizione 2019 del Fara Music Festival e già lì rimasi piacevolmente colpito dalla vostra proposta. Come siete entrati in contatto con Enrico Moccia e l’organizzazione del festival e cosa vi ha lasciato quell’esperienza a Fara?
Incontrai Enrico Moccia al Jazz Juniors, era una dei giudici. Dopo il festival siamo stati spesso in contatto per discutere i dettagli della registrazione. Fara è stata qualcosa di unico, un’esperienza davvero bellissima. La città è magica e mi è piaciuto molto che fosse così accogliente. Dopo pochi giorni avevamo conosciuto quasi tutti i volti dei partecipanti.
Anche il Tube Recordings è un posto incredibile dove lavorano persone fantastiche. Sono stati tutti molto gentili e disponibili ed ho percepito il fatto che eravamo lì insieme per fare qualcosa di positivo.
Quali sono i vostri piani per il futuro una volta che questa crisi globale sarà alle nostre spalle?
Voglio comporre e suonare il più possibile. Amo suonare e sono fortunato ad avere la possibilità di farlo, cosa che mi rende davvero felice. Spero che tutto torni presto alla normalità.
Arrivati alla fine non mi resta che ringraziarti per il tuo tempo Marcin, a presto e…. buona musica!
Grazie per l'invito! Vi auguro il meglio. Rimanete in buona salute.
Articolo del
29/03/2020 -
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