Pesco a piene mani dalla sua biografia. Eli Nancy Natali è sound engineer, cantante, impastatrice di suoni e nasce nel 1981 a Sydney, crescendo fra l’Australia, Ginevra e Roma. Da qui una carriera ancora giovane, fresca, affamata di contaminazione e che per la prima volta sotto il moniker Nancy Tungste, firma un EP di 4 brani che troviamo anche dentro una bella release in vinile. Si intitola “Tender” uscito per la Goodfellas e restituisce inquietudine e aperture maggiori allo stesso tempo. Aria buona e buone novità, apolidi, di sintetizzatori artigianali e suoni mai suonati.
Nonostante un lavoro ottimamente prodotto con soluzioni per niente semplici e scontate, lo percepisco molto come un lavoro di sintesi. Hai cercato la sintesi o sbaglio? (Intanto grazie dell’”ottimamente prodotto”, lo dirò anche a Giada Squarcia). Se ho cercato la sintesi, non è stato intenzionale. Questi brani hanno diversi layer di lavorazione che si sono succeduti in un range di tempo indecente (anni!). Quindi può essere che per dare un colpo di coda finale sono scesa alla sintesi. A livello di dialettica dei testi non c’è sintesi…c’è caos. A livello di sintesi audio, possiamo dire che c’è un lavoro di sintesi sia analogica che digitale! Sia additiva che sottrattiva. Scusate, battuta nerd…
Come li hai scelti questi suoni? Provengono dall’ispirazione del caso o li hai cercati con una mira precisa? Alcuni sono stati prodotti casualmente e catturati, altri sono stati cercati meticolosamente. Sicuramente ho la tendenza ad accostare alla mia voce - che tende molto alla pulizia e alla melodia - dei suoni aggressivi, acidi, a volte saturati: una specie di contro-bilanciamento necessario per non cadere in un arrangiamento troppo scontato e pop.
Oggi ti firmi con questo moniker, Nancy Tungsten. Da quale trasformazione viene fuori? Il mio primo album solista l’ho firmato come Eli Natali, ma nel frattempo le mie esperienze nelle band mi hanno deviata verso sonorità non più acustiche ma elettriche, i miei testi si sono fatti più maturi e la mia capacità di produzione musicale è cresciuta. Avevo bisogno di un nuovo nome che potesse veicolare tutto questo, e che non mi ponesse in continuità con quel mio primo lavoro, un pò naif.
Nelle foto che alleghi al progetto trovo un gioco di colori decisamente invasivo sul soggetto. Cosa rappresenta? Mascheramento parziale. Messa in luce di alcun forme e messa in ombra di altre.
E poi la copertina di questo 10’’: la mutevolezza delle forme, del pensiero… il tempo che condiziona ogni cosa? Quello che volevo rappresentare qui, tramite l’illustrazione di Carol Rollo, è la mutevolezza e trasformazione della nostra linfa vitale. Abbiamo un corpo umano che si mette a servizio, come un circuito, per veicolare energia, trasformarla, e produrre suono.
Articolo del
10/12/2024 -
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