|
Oltre l’orizzonte è un romanzo spiazzante. Fortunatamente. Ed spiazzante per tutte le ragioni per cui oggi un romanzo non è definito tale. Non sperimenta linguisticamente, non prova nuove tecniche di narrazione, non sfasa e interseca i piani temporali in ardite sovrapposizioni, non affronta argomenti borderline, non parla di complotti, non vuole scuotere le nostre coscienze. E' semplicemente un bel romanzo. Anzi, una semplice storia d’amore, come recita il sottotitolo.
E qui interviene il primo spiazzamento: quello dovuto al fatto che si tratta di una storia d’amore filiale, che non ha nulla di morboso, per una madre italiana, sì, ma per nulla mediterranea e invadente nelle vite dei figli, senza per questo iscriversi in tipologie nordiche, alternative o simpaticamente fuori di testa (niente Zie Mame, qui). È una madre normale, come di rado se ne trovano in Italia. Ma non è neppure la protagonista: il protagonista, infatti, è il figlio Matteo, uno che ha quarant’anni, è romano, non ha mai amato inquadrarsi, ma nemmeno essere un borderline, ha probabilmente quarant’anni, non è sposato né intende farlo, ha una morosa con cui è in crisi, fa il direttore di ristorante un po’ per caso. Vive in un’altra Italia da quella di oggi, un po’ cialtrona ma non così gaglioffa come la nostra: quella dei primi anni ’80, si intuisce, che in Italia profumavano ancora tanto di fine anni ’70 e non erano ancora così da bere. E qui interviene il secondo spiazzamento, perché Oltre l’orizzonte è non un romanzo storico: gli anni ’80 sono solo uno sfondo di un’Italia più umana e più connessa con il suo passato. Della vita di Matteo veniamo a sapere che ha vissuto i primi anni con i nonni nell’alto Lazio, perché a Roma c’era la guerra, e che quando già aveva i suoi annetti la mamma, già incinta della sorellina è venuta riprenderselo. La stessa madre, Marta, che va a trovarlo per qualche giorno. E lui nel corso della visita scopre che è malata. A questo punto il romanzo diventa la storia della degenza di Marta, presso cui si ritrovano i fratelli. Non dirò altro: solo che non si tratta di una storia strappalacrime e pietistica, ma piena di forza e dignità umana, narrata in punta di penna con una delicatezza che non è svenevolezza ma maschia forza tranquilla.
In definitiva, semplicemente un bel romanzo. Forse non farà figo leggerselo e dire di leggerlo, presso gli amici più à la page. Però vi piacerà. Davvero tanto. Vedete un po’ voi. Io ve l’ho detto.
Articolo del
21/06/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|