|
Scopro dalla quarta di copertina che Massimo Della Vita, secondo romanzo, dopo Fuffa™, di Alessandro Militi, 39 anni, che nella vita si occupa principalmente di pubblicità televisiva e ha lavorato nel marketing di importanti multinazionali, oltre a divertirsi colla sua rock band, è stato un caso su Internet nel 2004. Riporto letteralmente: “Diventato un cult per una nicchia di lettori, i siti che ospitavano le sue pagine sono stati misteriosamente chiusi per il contenuto scomodo e sovversivo di alcuni capitoli. Oggi rivede la luce nella sua versione completa e senza censure”.
Ecco, io non so se ’sta cosa sia successa veramente, ma, letto il romanzo, la qualificherei tranquillamente con il titolo, profetico, del primo. Sono cattivo? Sentite un po’ la trama: il protagonista, che dà il titolo al libro con il suo nome dall’onomastica così cripticamente simbolica che avrebbe fatto crepare d’invidia il povero Manzoni con i suoi Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, è uno studente di architettura sfigatone e occhialuto che però ha il culo di diventare amico di un giovane rampollo della classe dirigente italiana, che lo introduce al mondo della Gnocca. Misteriosamente, una giovane rampolla della classe dirigente italiana Supergnocca, lo trova attraente e inaugura una storia con lui, presentandolo addirittura ai suoi genitori, prevedibilmente alquanto delusi dalla scelta. Lui, altrettanto ovvio, si fa delle illusioni, ma viene mollato la mattina dopo, perché la Supergnocca lo molla per correre in Spagna dal suo promesso sposo, altro giovane rampollo della super classe dirigente italiana (elemento di novità). Massimo non riesce a dimenticarla: si laurea e realizza un suo vecchio sogno, andandosene in Alaska. Qui ha la folgorazione della sua vita, elaborando una linea d’abbigliamento che al suo ritorno riesce a tradurre in realtà, grazie ai finanziamenti Cee e alla spintarella del padre dell’amico giovane rampollo della classe dirigente italiana. Diventa ricchissimo e famosissimo, supertrendsetter, ma la giovane rampolla della classe dirigente italiana Supergnocca non lo caga. Si consola con Supergnocche che gliela danno come d’uopo nell’Italia del 2010, sperando in una promozione sociale. Alla fine viene avvicinato da un onorevole che lo introduce nel cuore occulto e segreto del Potere italico, autoperpetuandosi dal dopoguerra e responsabile ovviamente di tutte le stragi d’Italia. Da qui in poi il libro, che è circa a metà, diventa una specie di action movie in cui il nostro si tramuta in un equivalente italico di Bruce Willis, Vin Diesel e Stevan Seagal, però più figo, più scaltro e con molto più culo.
Che volete che vi dica? L’Italia che Militi ritrae è ovviamente vera e reale: basta sentire un paio di telegiornali e ce ne si rende conto. Il punto è che Massimo Della Vita sta a Dies Irae di Giuseppe Genna o a Settanta di Simone Sarasso (per citare due titoli complottistici) o anche solo a Mare di Bering di Tullio Avoledo come Geppo il diavolo sta a I demoni di Dostojevskij oppure come Amici di Maria De Filippi sta al Festival di Glastonbury o come i quadri di Teomondo Scrofalo (pittore inventato da Ezio Greggio negli anni in cui qualche battuta ce l’aveva) al Giudizio universale di Michelangelo o ancora come Striscia la notizia sta all’inchiesta del Watergate condotta dal Washington Post. Insomma sono la profondità del romanzo e la qualità della scrittura a difettare. Forse proprio in questo clima da discount letterario stanno le cause della fantomatica censura sul web: ma perché mai dovrebbe essere stata fatta? In queste pagine “senza censure”, non c’è un nome, uno, un riferimento concreto, uno, che possa far preoccupare questo o quel potente italiano. Tanto sono tutti la stessa melma. E quindi: cui prodest? Sconsigliato a chi ha più di 16 anni.
Articolo del
17/06/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|