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Ha appena compiuto 70 anni lo scorso 14 giugno: difficile trovare una etichetta di sintesi per il professor Francesco Guccini. E, sebbene si sprechino le biografie a lui dedicate, risulta persino difficile scriverne senza correre il rischio di sembrare riduttivi se non addirittura banali di fronte ad un personaggio di cosi alto livello. Per fortuna il lavoro di Gianluca Veltri, ultimo tra i song-book in ordine di tempo dedicati al professore modenese, non è né riduttivo né banale. E’ un lavoro di ricerca seria e di interpretazione profonda, che sceglie di muoversi non attraverso un ordine cronologico del canzoniere gucciniano ma attraverso i percorsi tematici più rappresentativi dell’opera del maestro. Quello che ne viene fuori è inevitabilmente un opera letteraria nel senso ampio del termine, utile sia a chi non conosce a fondo il Maestro sia a chi, come il sottoscritto, lo segue da sempre.
Percorsi tematici, dunque, per entrare in quel complicato mondo gucciniano che, come anche la frase scelta per il titolo del libro suggerisce, è fatta più di sogni che di realtà. Le radici, innanzitutto: quelle che hanno legato il piccolo Francesco (nato a Modena nel 1940 ma trasferitosi quasi subito a Pavana, piccolo paesino di montagna dell’Appennino emiliano) alla terra, al mulino del paese, al fiume Limentra e agli americani, che distribuivano cioccolata e sconosciute chewing gum. Quegli americani che saranno una sorta di sostituzione collettiva della figura paterna, assente perché chiamato alla guerra. Quegli americani che, andandosene, lasceranno il nostro con un senso di abbandono, con Coca Cola, 7 Up e cassette di fumetti che stimoleranno il suo immaginare l’America. Quell’America già conosciuta dal suo prozio (fratello del nonno) Merigo, che diventerà Amerigo in una delle sue tante canzoni capolavoro. Radici, dicevamo, che rimarranno uno dei fili conduttori dell’intero canzoniere di Guccini e che saranno non solo cantate in versi musicali in molte delle sue canzoni ma saranno anche raccontate nel suo romanzo Croniche epafaniche (primo romanzo della trilogia “geografica”: il suddetto per il periodo pavanese, “Vacca d’un cane” per il periodo modenese e “Civitanova blues” per il periodo bolognese). Poi il tempo, altro percorso tematico fondamentale, elaborato da Veltri attraverso strofe e canzoni che ripercorrono uno di quei temi con cui Guccini è stato ed è maestro nel sintetizzare epoche e periodi storici. Tempo fotografato con splendide metafore letterarie in tante delle sue canzoni che sarebbe impossibile enumerare ma che ci si conceda ricordarne almeno un paio, giustamente analizzate in maniera chirurgica nel songbook di cui parliamo: son caduti i fiori e hanno lasciato solo simboli di morte, da Canzone delle osterie di fuori porta, ad indicare la fine degli anni 60 che avevano visti tra i protagonisti “innovativi” anche i figli dei fiori che lasciavano il posto ai tragici eventi di terrorismo che andavano a caratterizzare gli anni '70; e “bisogna saper scegliere il tempo, non arrivarci per contrarietà, tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent’anni fa", da Eskimo, che non necessita spiegazioni perché davvero un verso cosi è attuale in qualsiasi tempo... Poi il viaggio, altro tema portante, nonostante la riluttante e proverbiale pigrizia del Maestro a muoversi dalla sua terra. Viaggio che, oltre a trasportarci in luoghi immaginari (L’isola non trovata) tocca gli estremi della nostra europa (Canzone della bambina portoghese e Bisanzio), tocca più volte il Nord America (con la già citata Amerigo, ma poi con 100, Pensylvania Ave, con Canzone per Sivia , con Cristoforo Colombo, tocca il Sud America e la sua musicalità (con Tango per due, con Argentina, con Forse non sai) , tocca le nostre “metropolis” Venezia, Milano, Bologna... Quindi il percorso politico, legato a canzoni entrate nella storia e nella memoria collettiva con icone come La locomotiva, tuttora cantata con i pugni chiusi ai concerti dal suo pubblico sempre più intergenerazionale, e con le 2 canzoni omaggio alla morte di Che Guevara. E’ questo forse il percorso più interessante del libro, perché, paradossalmente, il meno scontato. Infine il percorso dei sentimenti, della nostalgia, del ricordo, dell’amore, del quasi amore e del non più amore; ma saremmo troppo sintetici e non faremmo giustizia al grande lavoro di Veltri, che dipana egregiamente ombre e nebbie su tutte le tematiche cosi care al Maestro dando un giusto ed equilibrato peso al primo Guccini (parliamo del 1967 con l’album Folk Beat n.1) come al Guccini più recente (Ritratti, ultimo album pubblicato, è del 2004).
Insomma il lavoro di Veltri ha il pregio di regalarci una sensazione nota a chi “frequenta” Guccini da anni, come fan delle sue canzoni o come lettore dei suoi libri. La sensazione è quella di trovarci accanto al Maestro, con la sua chitarra ed un bicchiere di vino, in una osteria (senza H, simbolo delle moderne osterie e anch’esso segno di uno dei cambiamenti del tempo sottolineati nel libro) bolognese o in una casa di montagna dell’Appennino. E con lui viaggiare nel tempo e nello spazio, conoscere da vicino Hemingway ed Edgar Lee Masters, Philip Roth e Gozzano, Salinger e Pasolini, Leopardi e Borges. D’altronde stiamo parlando (e questa è una delle tante chicche sul Maestro svelate nel libro di Veltri) del professore Francesco Guccini, cioè di colui che non solo è stato cantato da molti suoi colleghi (Lolli, De Gregori, Dalla, Ligabue), non solo è stato definito da Umberto Eco (dico: Umberto Eco) il più colto dei cantautori italiani, non solo è stato oggetto di sterminate tesi di laurea; ma stiamo parlando dell’autore di una canzone (Canzone per Piero) della quale alcuni versi furono utilizzati dal Ministero della pubblica istruzione nel 2004 come traccia per gli esami di stato in una prova scritta di ambito artistico-letterario, tema l’amicizia. Gli altri brani citati erano di Cicerone, Dante, Manzoni, Verga, Saint Exupery: c’è bisogno di aggiungere altro per mettere a fuoco lo spessore dell’artista di cui si parla?
Dunque il song-book di Veltri è una occasione da non perdere: immergetevi nelle sue pagine ed iniziate il viaggio con il professor Francesco Guccini: avrete l’occasione, sempre più rara, di riflettere sul dove stiamo andando partendo dal dove veniamo; e potrete scostarvi dalla realtà senza timore di sentirvi infantili sognatori, perché per fortuna siete in compagnia di gente che è ancora fiera del proprio sognare!
Articolo del
01/07/2010 -
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