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Molti conoscono il Chico Buarque musicista, qualcheduno sa che è anche un affermato autore di teatro, ma sicuramente pochissimi associano il nome del poliedrico artista brasiliano alla figura di un romanziere non di poco valore. ”Latte Versato”, edito in Italia da Feltrinelli, è il quarto romanzo di Buarque ad essere tradotto in italiano. Il titolo, sicuramente evocativo, racchiude l'essenza stessa del racconto: man mano che si prosegue con la lettura, si capisce di essere al cospetto di quella nota esortazione che invita a non piangere su ciò che accaduto. Il romanzo, che utilizza come filo conduttore la degenza del vecchio Eulálio d'Assumpção in un lurido letto d'ospedale è, in realtà, un susseguirsi di flashback raccontati dallo stesso protagonista alle persone che si avvicendano al suo capezzale. Uno “stream of consciousness” che concede al lettore il lusso di sentirsi parte attiva della narrazione, e dunque della vita del narratore, unico depositario delle confessioni del vecchio brasiliano intenzionato a raccontare le sue memorie ora a sua figlia, ora all'infermiera di turno. I racconti, di intenso lirismo, si alternano tra ricordi di un'infanzia serena passata nella fazenda di famiglia e quelli meno lieti della maturità, stagione affollata da figure controverse che incrinano gli equilibri di una vita. Amicizie sleali, disagi familiari e quella che sembra essere una vera e propria ossessione per la moglie Matilde, mulatta libertina che poco si adegua a una vita alto borghese, caratterizzano il declino del vecchio Assumpção, al quale non rimane altro da fare che legarsi a un Brasile di ricordi scoloriti col tempo. La prosa elegante scivola veloce di pagina in pagina accompagnando il lettore in un viaggio attraverso una cultura lontana ma oltremodo affascinante, tra fazende e favelas, forró e maxise. Ché il Brasile non è solo samba.
Articolo del
07/07/2010 -
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